Il prof che incontri durante “Un’ora d’aria”

“Un’ora d’aria” (ed. Block Nota) di Carlo Pestelli è un oggetto che tieni in mano a lungo prima di decidere se metterlo tra i cd o in libreria.

 

E’ piacevole sfogliarlo (anche per le pregevoli immagini di Cristiana Daneo e Viola Berlanda). E’ bello leggere i testi, perché un italiano corretto, ricercato, musicale fa sempre piacere e Pestelli, va detto, è anche “prof”. di italiano (come Vecchioni), ma ovviamente è godibile all’ascolto, perché i testi vivaci, scanzonati, agro ironici si riempiono dell’ottima musica di Alex Gariazzo (chitarrista di Fabio Treves e coproduttore del disco) e degli altri musicisti che colorano l’atmosfera evocate dalle parole (Luca Bertinaria, Roberto “Rhobbo” Bovolenta, Sem Cigna, Gianni Coscia, Marco “Benz” Gentile, Lalli, Giorgio Li Calzi, Luca “Lallo” Mangani, Stefano Melisi, Tommy Testa). Per il cantautore torinese (classe 1973) i riferimenti si sprecano: si scomodano Gaber e Brassens, Amodei e Piero Ciampi, volendo tutti quelli che avevano qualcosa da dire e sapevano anche come dirlo, poi  c’è chi sente il folk di Ben Harper e il blues di Eric Clapton.  Si può andare avanti ancora, perché è un artista che come tanti ha viaggiato, ascoltato, compreso e che riversa l’ampio vissuto nelle composizioni varie ed accattivanti. Quello che ha colpito noi, in un live a doppia chitarra con Alex Gariazzo, è stato assistere ad un’esibizione molto completa: Carlo sa suonare, ha una bella voce potente e la sa usare, sa anche intrattenere il pubblico con momenti recitati anche un po’ demenziali che in un mondo artistico migliore non dovrebbero servire, ma che ormai sono richiesti un po’ a tutti. La famosa vena cinica e malinconica da cantautore si coglie nel racconto di un ancor giovane professionista che deve ammettere  “artisti siamo e siamo in tanti (…) esordiamo a un dipresso dai quaranta, perché fino al giorno avanti i cantanti fanno i rappresentanti” e anche che per i musicisti i palchi sono sempre più ristretti perché “i Dj suonano i dischi” (Bar sotto casa). Parole così disilluse cantate con allegra leggerezza creano un contrasto che il pubblico più attento coglie emotivamente prima ancora di sentirlo dichiarare:  “equilibristi di spettacoli per forza appesi all’obbligatorietà della risata”. Se in “Bar sotto casa” leggiamo il manifesto del cantautore che ormai sa di doversi adeguare, in “Aria” – il brano più bello del cd – trapela la voce di protesta, si evocano gli incidenti sul lavoro ed il bisogno che giri l’aria, tra la gente, tra i potenti e anche in televisione. Chiudiamo la  carrellata tra live e supporto cd per citare “il mio funerale” che – speriamo a torto – sintetizza in modo acuto e disincantato l’addio alle illusioni di gloria di un artista dei nostri tempi: “d’altra parte stamattina non è un principe che muore, ma giusto un picio che faceva il cantautore” e tra le fila del corteo ci fa scorgere anche il suo discografico “il buon uomo coi miei dischi non ci vide manco un euro”. Il mondo povero, che ci canta Pestelli, è povero un po’ per tutti, se non di soldi, lo è di valori, di sostanza e di principi:  un’epoca senza epica che stiamo tutti attraversando, ognuno con i propri strumenti. Ascolta e guarda Carlo Pestelli in “Bar sotto casa” con Alex Gariazzo https://www.youtube.com/watch?v=OugQRgERMDQ Altro materiale su www.carlopestelli.com

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