“Pereira” di Federico Cimini è un cd denso di colori. Lo si intuisce dal package, lo si rileva nell’ascolto. Il primo brano, “Bianca”, reca sin dalle prime battute un clima gogliardico che è un po’ la cifra di buona parte di questo lavoro, musicalmente senza troppe pretese, qua e là divertente, non sempre convincente.
E la prima canzone a non convincere è proprio quella che dà il titolo all’intero progetto: “Pereira”. Il testo sembra estratto da un tubolario, quel curioso strumento che viene pubblicizzato così: “10 milioni di frasi del tubo assolutamente casuali e gratuite”. Frasi con senso compiuto ovviamente, ma alla fine non si comprende dove si va a parare (il tubolario è uno strumento molto in voga negli ambienti politici). Poi però c’è “Come fare”, che è una ballata molto coinvolgente ed arrangiata con mestiere per ridurre al minimo il rischio della ripetitività. “Pelle liscia” è un brano divertente ed ironico con una curiosa chiosa a tempo di valzer. I due brani successivi, “L’assassino” e “Stella cadente” non sembrano destinati a lasciare tracce evidenti mentre “Blu” da alcuni verrebbe sicuramente apprezzato come un buon brano “radiofonico”. E’ invece decisamente una bella canzone “Maria”, bello il testo, bella la linea melodica, bello quel filo di malinconia che si lascia alle spalle, attenuato solo da “Qul giorno in cui credevo (di essere normale ed invece mi sono dovuto nascondere)”, altro brano intriso d’ironia. Si torna al “tubolario” con “Bruno l’erede di Pino”, tanto che al termine un componente della band chiede malisiozamente “ma chi è Pino?”. E si approda alla chiusura con “Il mondo diverso”, un mondo in realtà con le tinte di un acquerello e con quel piacere di provare sorpresa anche nell’ovvietà. Simpatico (ma nuovamente gogliardico) il coretto verso il finale del brano. La sensazione è che Cimini ed i musicisti coinvolti in questo progetto si siano molto divertiti nel portarlo termine. Un divertimento a tratti contagioso. Se l’obiettivo non voleva essere quello di lasciare messaggi destinati ai percorsi filosofici dell’umanità, si potrebbe dire che complessivamente il cd è riuscito. Qualche lacuna qua e là, un paio di canzoni decisamente bruttine, musicalmente non memorabile, ma con una riconoscibilità propria, soprattutto nella voce e nel modo di comporre i brani del cantautore.