IL MERITO DI AMADEUS? UN FESTIVAL DI SANREMO SENZA POLITICA

GIOOOOOOOOOOO 19

Amadeus è riuscito a costruire un Festival, per lui il terzo, che mette insieme espressioni musicali ed artistiche che vanno dagli anni ’60 del secolo scorso a questa mattina. Un’impresa non semplice ed intelligente che scaturisce da una serie di considerazioni che vanno al di là della gara e che, con molta accortezza, guardano alle attese del pubblico.

Del resto, lo stesso Amadeus, in occasione della conferenza stampa di apertura della rassegna sanremese, ha tenuto a sottolineare come una non vittoria a Sanremo non possa precludere una carriera, mentre la sola partecipazione al Festival può invece risultare decisiva per un percorso artistico anche di grande successo. Ne sono testimoni niente meno che personaggi come Vasco Rossi e Zucchero, che proprio dai pessimi piazzamenti sanremesi trovarono il trampolino che li ha lanciati verso carriere straordinarie. Il variegato campionario dei 25 big di quest’anno prende inoltre spunto da altri presupposti che proiettano il festivalone nel pieno del marasma dei social, che imbarazza alcuni dei grandi nomi del passato che hanno fatto la storia della canzone italiana, ma che è invece stato e sarà il punto di partenza di tanti artisti giovani o giovanissimi, quelli che le generazioni più recenti non cercano alle tv, ma su Youtube, TikTok o Spotify. Su questo fronte, un certo imbarazzo è serpeggiato sul viso del direttore di Rai 1, Stefano Coletta, allorquando un collega in sala stampa ha cercato di comprendere in che misura gli influencer con i loro blog potrebbero determinare il maggiore o minore successo di un artista o se possa in qualche modo essere considerato ancora passibile di squalifica un artista finalista che accenni sui social a qualche secondo del suo brano in gara. Anche in questo caso un po’ di imbarazzo ha colto Coletta che ha però prontamente recuperato affermando che, si, il regolamente dovrà essere rivisto alla luce dei nuovi strumenti di fruizione della musica ma, nel contempo, no, l’accennare qualche secondo del proprio brano in gara non consente di comprendere la struttura completa del brano stesso, il che quindi allontana ogni ipotesi di squalifica. Chiacchiere intorno alla musica, ma non sulla musica. E comunque migliori e più coerenti delle argomentazioni di chi, in presenza di Ornella Muti (che ha madre russa ed in Russia è amatissima), non ha trovato di meglio da chiedere se in qualche modo la kermesse sanremese, notissima anche in Russia, non possa risultare in qualche modo utile dal punto di vista diplomatico per scongiurare un conflitto con l’Ucraina. Domande di questo genere appartengono a quella generazione di giornalisti della carta stampata che per anni trasfsormarono la sala stampa del festival come una sorta di estensione del Parlamento in cui a dominare erano le insinuazioni politiche, le congetture sui presuntu significati di una strofa o di un look, tutto meno che il sistema musicale e ciò che sta intorno. Per fortuna, si spera, tempi passati. E la musica può riappropriarsi del proprio ruolo, lasciando i dibattiti politici alle sedi più appropriate. In questo ha certamente avuto un ruolo importante anche Amadeus, che ha limitato al massimo la partecipazione di ospiti che in qualche modo potrebbero dirottare le attenzioni dall’evento musicale verso altri contesti (Fazio fece esattamente l’opposto, arrivando ad invitare anche Gorbaciov). Per tutte queste ragioni il Festival di Sanremo del 2022, che dovrebbe segnare anche l’uscita dai periodi più bui della pandemia, sa guardare al pubblico dei giovanissimi senza mortificare le attese di chi porta nella mente e nel cuore una rassegna sanremese profondamente diversa e lontana. Celebrando i suoi 72 anni, senza dimostrarli.

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