Non saranno tutte riuscitissime le camzoni contenute nel nuovo album di Bipolar intitolato “Il linguaggio dei fiori”, ma dall’ascolto traspare qualcosa di interessante che, certo, risente di alcuni vizietti di questi tempi, ma che rivela però anche del talento.
Bipolar è Matteo Guccini, diplomatosi al liceo delle Scienze Umane di una piccola città dell’isola della Maddalena. Musicista autodidatta, avvia il suo percorso artistico nel 2018 con un’attività piuttosto intensa anche in studio sino ad approdare a questo album che forse più di altri lavori definisce la sua cifra artistica. Di Bipolar, dopo l’ascolto delle tracce che caratterizzano il suo progetto, credo di poter dire che dal punto di vista testuale è un cantautore contemporaneo narrante, il che rappresenta un elemento assai meno comune di quanto non si creda. In meno di tre minuti, tanto durano mediamente i suoi brani, tratteggia personaggi e situazioni; lo si intuisce sin da subito ascoltando “Camicia di Bershka”, caratterizzato anche da una buona linea melodica e si trova un’ottima conferma in “Ti sveglio se russi”, che è forse il brano migliore dell’album. Certo, non tutti i brani convincono sino in fondo, qualche piccolo calo di tono lo si riscontra in “Shampoo all’albicocca” e qulche accenno di monotonia lo si rileva in “Heets turchesi”. Ma subito dopo arriva “Sto pensando a tette”, un brano divertente, vivace, piacevole sino alla fine. Insomma, nell’insieme il progetto di Bipolar rivela un artista interessante, musicalmente piuttosto minimalista, ma con una capacità compositiva adulta ed una certa originalità intrpretativa. Direi un soggetto da tenere d’occhio.