“…E poi il mondo discografico sta sparendo, non ci sono più neanche i negozi di dischi…”. Lo ha detto Francesco Guccini a “La Stampa” in un’intervista del 28 novembre scorso programmata per la presentazione del suo ultimo (e pare proprio che lo sarà) cd “L’ultima Thule”. Intervista a tratti amara, a tratti serena, sempre estremamente consapevole. Dalle quale si evince soprattutto che Guccini non si ritrova più in un mondo musicale che è lontano e diverso da quello che ha percorso per decenni, lasciando una traccia indelebile del suo passaggio. Ma quella frase riportata in apertura, quella frase, nella sua semplicità, è raggelante. Lo è, perchè gronda verità ad ogni parola.
Lo è per chi il mondo discografico ha saputo cos’era e per chi “scopriva” alla radio o alle giostre del luna park l’ultimo brano del proprio beniamino e correva ad acquistare il vinile nei negozi di dischi, perchè i centri commerciali erano un qualcosa di molto astratto. E, pareva, molto lontano. Il mondo discografico sta sparendo. E con lui, la tracciabilità delle canzoni, i loghi, gli autori, i tempi, le immagini di copertina di un brano. Tra vent’anni i ragazzi che oggi si aggirano per le strade con gli auricolari nelle orecchie collegati ai loro Ipod, delle canzoni che stanno ascoltando e riascoltando, non ricorderanno più nulla, perchè non vi sarà più nulla che li aiuterà a ricordare. Sentiranno forse ancora alcune delle canzoni in voga oggi, magari occasionalmente trasmesse da qualche radio e la loro mente correrà ai ricordi riconducibili a quei brani: momenti lieti, oppure tristi, momenti intensi come lo sono quasi tutti quelli che scandiscono l’adolescenza. Ma chi è il cantante? Quale la casa discografica? Chi gli autori di quella canzone? E’ mai esistono un cd contenente quel brano? Forse si, forse no. Ma per chi lo aveva scaricato, spesso illegalmente, da uno dei mille e mille siti di internet, il cd non è mai esistito. Non è mai esistito nulla al di fuori di quella canzone, della quale più nulla sarà dato sapere. E allora, l’amarezza di Guccini e non soltanto la sua, acquista una dimensione reale. In quella canzone, “La Thule”, Guccini dice che del suo passaggio umano si perderà il ricordo, così pure come della sua nave con la quale ha solcato tanti mari, quelli di un’esistenza. Dice anche, Guccini, che ha perso il gusto e la voglia di cantare, quel gusto e quella voglia che un tempo facevano si che ogni giorno imbracciasse la sua chitarra per inventare una canzone. Un gesto che oggi ripete sempre più di rado. E dice di volere sempre più dedicarsi alla scrittura. Forse di quella una traccia rimarrà, nonostante gli Ibook, che stanno rendendo anche la letteratura un prodotto usa e getta. «L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo si spegnerà per sempre ogni passione, si perderà in un’ultima canzone di me e della mia nave anche il ricordo». Queste le parole del brano del cantautore di Pavana nella canzone-pilota dell’ultimo album. La canzone-pilota, diffusa su di un vinile a 45 giri, quella che un tempo faceva da spartiacque precedendo l’uscita del 33 giri. Oggi lo spartiacque, più che acque da navigare, trova troppo di tutto: troppa offerta a fronte di una domanda assai più contenuta; troppa rapidità nei tempi che intercorrono tra l’ascolto e l’abbandono di un brano, considerato logoro; troppa confusione nel contesto di un mercato, quello della musica, ove non esistono più regole, ognuno fa per sé e che Dio ce la mandi buona!; troppa approssimazione lungo il cammino che dovrebbe fare della produzione di un brano un piccolo scrigno di emozioni, con nomi e cognomi da ritrovare nel tempo, come invece non accade. Ed allora decine, centinaia di giovani artisti, giovani avventurieri, giovani e nient’altro, buttano lì un qualcosa alimentando un calderone in cui il talento si mischia con l’inettitudine, lasciando margini di demarcazione spesso troppo lievi. Ci fossero ancora i talent scout, avrebbero il loro daffare nel rovistare in questi scatoloni virtuali colmi di ogni cosa. Ma non ci sono neppure più loro a farsi carico della responsabilità e del rischio di una scelta. Oggi il becerume del pulcino Pio può tranquillamente sovrastare la ricerca e la traduzione in musica di un’emozione vissuta intensamente. Il tutto mentre il livello di scolarizzazione della nostra società cresce progressivamente, anno dopo anno, lasciandosi alle spalle un inquietante strascico di devastanti interrogativi. Che forse non troveranno mai una risposta. Al di là del penoso luogo comune che ci ricorda che i tempi sono cambiati, quasi si trattasse di un alibi.