Storia strana quella di Hale (al secolo Pasquale Battista, salernitano, cantautore e polistrumentista) che ha ripubblicato poche settimane or sono il suo album “Il giardino degli inconcludenti” che aveva visto la luce la prima volta nel 2018 e che ora l’artista ha voluto rispolverare in coincidenza con la realizzazione di un singolo che si rifà ad una delle canzoni contenute del cd. Hale è uno di quei cantautori che quando cominci ad ascoltare ti viene voglia di chiamare gli amici a raccolta dicendo loro…sentite che cosa ho trovato, un cantautore, un cantautore vero!
Già perchè oggi ci vuol poco a scrivere la parola “cantautore” in un curriculum. Chiunque metta insieme quattro note e ci canti sopra qualche banalità, si sente cantautore. Occorre avere qualche capello bianco per ricordare che cosa fu in Italia il movimento dei cantautori, quelli veri, che negli anni Settanta rivoluzionarono il modo di pensare alla musica nel nostro Paese, dopo che solo qualche anno prima, a preparare loro il terreno, ci avevano pensato i Paoli, i Bindi, gli Endrigo ed i De Andrè. Ma veniamo alle undici tracce di Hale. S’inizia con una breve introduzione, “Non siamo soli”, solo voce narrante e pianoforte, poco più di un minuto e mezzo per comprendere che quelle sono parole che “arrivano”, nella loro semplicità, rendendo quindi promettente l’ascolto. “Esistere non basta” è dunque il vero primo brano, delicato, con cenni di pianoforte ed un testo intenso dove mi colpisce e mi piace la frase “…un bambino che si infila nelle scarpe di suo padre piano piano impara a camminare…”; convincente anche la linea melodica. “Mentre ascolti la pioggia” è la conferma della quasi monotematicità di questo album, fatto di contrasti amorosi, amori perduti, ritrovati, presenti, passati, vissuti, sognati ma, soprattutto, sofferti. O forse, un solo amore che si coniuga in tutte quelle dimensioni; la canzone è bella, gli arrangiamenti adeguati, nella loro essenzialità. “Tornerò indietro” è invece una canzoncina scherzosa nella quale c’entra l’amore ma… è un amore a perdere quando lui scopre i ricoveri di lei in psichiatria. Con “Senza farsi male (io, te e il mare)” si torna a fare sul serio, a snocciolare sensazioni e gocce di poesia (bella l’immagine “…polvere di cuore dentro un temporale…”), un brano riflessivo. “Nell’aria” ha un andamento più cadenzato, racconta un amore che si dissolve ma qui, linea melodica e testo appaiono un po’ meno convincenti. “Come sto stasera” è un bellissimo racconto di uno stato d’animo che la lei di turno (o sempre la stessa) ignora, un innamoramento non corrisposto che con l’andar delle note si diluisce un po’. E si rimane sulla tematica dell’amore perduto con “Meteora”, un brano dolente, fatto di rimpianti con una buona linea melodica, non estremamente immediata, ma di buon ascolto. Con “L’amore è dietro l’angolo (ottuso)” si torma a toni più scherzosi, che non mi paiono però troppo nelle corde di Hale, anche se il brano scorre senza trovare una ragionevole collocazione nel senso compiuto di questo album. E ci si rifà anche ad Emma Watson (attrice nota soprattutto per essere stata la figura di Hermione in “Harry Potter”) per scrivere un brano omonimo che mischia l’immaginario con il reale, l’amore rifiutato e concesso ad altri, un sentimento un po’ ossessivo in un percorso narrante che è poi la vera differenza tra chi è un cantautore e chi non lo è; un buon brano ed è un peccato che nella seconda parte si disunisca perdendo il pathos che aveva sino a quel punto tenuto teso il filo del racconto. E si va a chiudere con “La più bella di tutte” che è un’intensa canzone d’amore, il brano della non rassegnazione costellato dalle note di un ottimo pianoforte e dal testo laddove dice “…fare crescere le rose nel giardino degli inconcludenti…” da cui il titolo dell’intero progetto. E’ un bel lavoro questo percorso a tappe tra siparietti amorosi un poco disperanti ma intensi, Hale ha una buona voce, sa scrivere e comporre ed anche interpretare per quanto sia possibile cogliere dal solo ascolto. E’ un cantautore a pieno diritto, uno di quelli purtroppo in via di estinzione, che pur rifacendosi alla dimensione più classica del cantautorato italiano, sa attualizzare in modo convincente quanto va cantando. Lo si dovrebbe proteggere, come si fa con i panda.