Il circo dei Musicanti del Vento

 

Dopo il bellissimo “L’isola dei burattini” del 2010, che la nostra rivista aveva segnalato, nel dicembre scorso, tra i dieci album più “gettonati” dai nostri lettori nel 2011, riecco I Musicanti del Vento con il nuovo lavoro, “Il circo del poeta matto”. Si tratta di nove brani che, rispetto alla precedente produzione, guardano con maggiore insistenza al politico ed al sociale, memori del difficile periodo che l’Italia ed il mondo stanno attraversando.

 

Autore di musica e testi di tutto il cd è Fabio Nicoletti, voce della band, personaggio di rara versatilità, talvolta geniale nella nel giocare con le parole, autentico equilibrista di questo circo immaginario. Esempio brillante è proprio il brano che dà il titolo all’album. Il cd si apre con “Folle Folla” e pare di ritrovare gli echi del precedente lavoro, “L’isola dei burattini”, con immediati richiami a quei ritmi incalzanti che qualcuno ha giustamente voluto accostare ad un certo modo di fare musica dell’area dei Balcani. Ma I Musicanti del Vento sono calabresi, orgogliosi di esserlo ed in queste canzoni più volte questo orgoglio viene a galla, anche se talvolta mortificato dal senso di impotenza, al cospetto di tante brutture perpetrate in un territorio bellissimo. “Il Bucaniere” narra storie di vita di mare e “Giù dai monti del Pollino” ci porta dritti nel cuore della terra di questi musicisti, talvolta virtuosi, altre volte sorprendenti. “L’ultimo folle gesto è un brano ponderoso ed intenso, ma musicalmente forse il meno riuscito del cd, che riprende quota con “Il vuoto e la cenere” e soprattutto con “Al tempo del tamburo”, ironico messaggio sui tempi nostri. Divertentissima “Orazio”, canzone per scrivere la quale i Nicoletti sono diventati due, Fabio e Daniele, che con un semplice fraseggio hanno dipinto in modo quasi sempre ilare, personaggi di paese, un po’ poeti ed un po’ folli. E per chiudere, “Zappo la terra”, altra canzone non proprio riuscitissima, ma stando ad una valutazione complessiva del prodotto, ci sta anche questo. E’ nella sostanza un bel cd, forse non sui livelli de “L’isola dei burattini”, ma comunque la conferma di avere a che fare con una band sicura del proprio percorso ed ormai riconoscibile sin dalle prime note.

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