S’intitola “Il burattino delle stelle” ed è l’album di Marco Malatesta, cantautore abruzzese che in queste nove tracce realizza quello che non esito a definire uno tra i migliori album che ho avuto l’opportunitè di ascoltare in questa prima parte dell’anno e fors’anche il migliore. Alla fine dell’ascolto, verrebbe voglia di gridare…finalmente un cantautore! Uno vero, uno che racconta, uno che intrecciala musica con la poesia, uno che con la sua poesia e la sua musica riesce a volare in alto disegnando sensazioni rare che arrivano sin dalle prime note.
Il lavoro si apre con “L’Epulone”, un brano che forse è il meno riuscito dell’intero progetto, ma che pone subito in risalto il taglio decisamente cantautorale dell’album e, una volta tanto, non “catautorale” perchè armeggia nel “fai da te” della musica, ma cantautorale perchè lascia un marchio in ciò che fa ed è un marchio di rara originalità. A seguire, “La scultrice della luce”, un piccolo capolavoro dedicato alla fotografa Tina Modotti, artista del Novecento che rivive anche attraverso le immagini del bellissimo video che accompagna la canzone (ne parliamo in altra parte, come accade raramente di fare riportando due lavoro di un solo artista in un brevissimo arco temporale). “L’amore è voce” è un testi bellissimo adagiato su di una costruzione musicale essenziale forse, ma di grande suggestione, con un’interpretazione quasi teatrale ed un finale piacevolissimo. “Svegliati” ci pone al cospetto di una grandissima chitarra e ci conferma una voce decisa, ferma, che disegna emozioni. “Il burattino delle stelle”, brano che dà ul titolo all’intero lavoro, è un gioiello che fa brillare un testo straordinario ed un arrangiamento che pare entrare nelle pieghe di ogni emozione. “Comete”, altro testo straordinario, musicalmente è un brano forse è un po’ meno immediato, ma dopo le poche battute introduttive, si parte per un altro viaggio in universi sconosciuti ed affascinanti e nell’ascolto si consolida la consapevolezza che Marco Malatesta non è soltanto un bravissimo narratore musicale, ciò che un cantautore dovrebbe essere, ma è anche un artista che sa cantare davvero. Altro piccolo capolavoro è “Paolo e Francesca”, brano di otto minuti che riesce a descrivere scenari d’amore e d’incanto con un perfetto intreccio di voci (a quella di Marco si alterna una splendida voce femminile), offrendo emozioni intense e lo struggimento di una storia che ha la buona ventura d’incontrare anche musicisti di primissimo piano. All’insegna della delicatezza è “L’amante delle accordature”, che si sviluppa intorno ad un giro di chitarra eccelllente e ad una vera e propria poesia, cantata con quella fermezza che consente di cogliere ogni sfumatura, ogni battito di ciglia, senza mai un solo cedimento. E si approda, per una volta mi sento di dire troppo presto, alla fine dell’album con “Caravaggio”, altra canzone bellissima che tratteggia nell’immaginario il grande pittore, cerca di interpretarne le ispirazioni, ne coglie fors’anche l’afflato dell’anima, sempre straordinario anche il commento musicale, sempre emozionante quella voce che con rispetto entra nella dimensione di un qualcosa che non conosce, ma che esplora, in punta di piedi e con maestria ci consegna in una canzone. Non servono altre parole per dire che questo lavoro è entusiasmante, per quanto riesce a dire, per come lo dice e per l’assoluta e decisa consapevolezza con cui lo dice. Si arriva alla fine e il primo desiderio è quello di ricominciare l’ascolto. Accaade, almeno a me, solo quando mi ritrovo tra le mani un percorso artistico di cui colgo il respiro e l’anima.