E’ da pochissimi giorni in circuitazione “Meccanismi di difesa” l’album del debutto di Tommaso Imperiali che si cimenta nella dimensione discografica più impegnativa con otto tracce che segnano il suo primo percorso da solista ,dopo che per un decennio è stato voce e chitarrista della band Five Quarters. L’idea, a mio avviso realizzata solo in parte, è quella di proporre una dimensione cantautorale coniugandola con l’espressione rock di alcune formazioni americane. Progetto non semplice soprattutto perchè nella tradizione italiana, ma non solo, il cantautore è colui che antepone la parola a tutto mentre l’ascolto di questi brani talvolta sacrifica l’aspetto teastuale lasciandolo sommergere da sonorità molto piene e piuttosto invasive.
Ma passiamo all’ascolto dei brani, con la consapevolezza che ciascuno reca, nelle intenzioni, una riflessione sulla giovinezza, sugli affanni, sui timori, sulla vita. S’inizia con “Ragazzini difficili” che svela immediatamente un “taglio” cantautorale, ma anche una pienzza musicale per ora non eccessiva, tanto da poter considerare interessante il testo e coerente l’arrangiamento. “Mi sento il più grande” è un brano di per sè piuttosto anonimo, ma che diventa interessante per l’inserimento molto dinamico dei fiati. “Farne un dramma”è un po’ arruffato, parrebbe quasi un brano da musical, ma le sonorità a tratti annegano la voce ed è in questi frangenti che si perde l’ambizione più strettamnte cantautorale. Pare decisamente migliore “Meccadismi di difesa”, il brano che titola l’intero album; la linea melodica non è del tutto convincente, ma mi imbatto in ottimi accordi di chitarra. Interessante “Cosa vi siete persi” che riesce a dare risalto anche al testo facendo riaffiorare contorni più cantautorali. “Tom Waits” è un brano che invita a riflettere sui valori dell’amicizia e della musica, che in certi frangenti possono salvare una vita; un brano con un buon andamento, dalla vena malinconica piuttosto intensa. In “Nico” la linea melodica regge, ma cede nuovamente l’aspetto più rigorosamente cantautorale nonostante un buon testo. E si va a chiudere con “Il motivo degli altri” che sembra ritrovare l’afflato cantautorale del primo brano dell’album, si avvale di una piacevole linea melodica e un buon arrangiamento. Nell’insieme si tratta di un discreto lavoro anche se la sensazione è che Tommaso Imperiali non abbia ancora del tutto deciso in quae direzione spingere l’acceleratore. La sua non è una voce particolarmente originale nè straordinariamente dotata, il dare pienezza strumentale ai brani è, in fondo, un… meccanismo di difesa che però, a mio avviso, rende più fragili le caratteristiche più cantautorali del podotto.