I MADRIGALI CREATIVI DI VONDATTY

S’intitola “Madrigali” ed è il titolo dell’album di esordio di VonDatty, cantantore, musicista, ma anche sperimentatore creativo poiché in questo suo lavoro, coadiuvato da uno staff di musicisti di prim’ordine, tenta di percorrere, talvolta con risultati molto interessanti, strade diverse da quelle del rock più tradizionale e ripetitivo, che ritroviamo, quasi si trattasse di un fio da pagare, solo in “Santamarena”.

 

Il primo brano dell’album, “Il fantasma della porta accanto” è una sorta di preludio di quel che sarà, una filastrocca surreale che colloca chi ascolta in una dimensione predisposta alla percezione di atmosfere rarefatte ma intense. “Blueberry” è una sorta di melodic-rock con qualche interessante contaminazione jazz (a testimonianza della ricerca che è il filo conduttore di questo progetto); “L’ingranaggio” non è un brano molto riuscito e se qualche attenzione riesce a attrarla è più per il testo in sé che non per l’insieme. “L’amore malato” riporta ad una misura musicale (e strumentale) più convincente che precede “Maschere d’inchiostri nero”, ballata coinvolgente che accentua la già percepita eccellenza degli arrangiamenti. “Il gioco delle ombre” è quello che un tempo si sarebbe definito un “lento”, un brano delicato e poetico, con un testo piuttosto ricercato ed ancora una volta, un arrangiamento accattivante. Se vogliamo invece fare un tuffo in atmosfere che riportano, a tratti, alla sperimentazione rock degli anni Settanta, dobbiamo ascoltare “Il generale inverno”, pur se il brano nell’insieme non è gran cosa. “Disoriente” è invece forse la canzone più bella del cd, un brano che concede ampio respiro alla musica, con la consapevolezza di poter contare su musicisti di spessore, tanto che il poco cantato potrebbe paradossalmente risultare superfluo poichè gli arrangiamenti vanno bel al di là della semplice “cornice”. E si chiude con “Dal tramonto all’alba”, dolce percorso affidato alla voce (non sempre impeccabile in altri passaggi dell’album) di VonDatty che si accompagna con il suono evocativo e trasognante dell’ukulele. Probabilmente nessuna di queste canzoni verrebbe classificata come “radiofonica” voolendone dare una valenza puramente commerciale. Ma si tratta artisticamente di un lavoro interessante, sia perchè musicalmente accurato, sia perchè segnato dalla forte personalità del cantautore e di chi lo ha accompagnato in questo viaggio.

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