Ricordo un’edizione di “Fantastico” della seconda metà degli anni ’80 (se non erro era il 1986) allorquando Adriano Celentano su di una grossa lavagna scrisse “La caccia e contro l’amore”, proprio così, con la “e” senza accento. Eravamo alla vigilia di un referendum sulla caccia e si scatenò un putiferio tanto che il “molleggiato” fu chiamato in tribunale per avere invitato gli elettori a scrivere quella frase sulla scheda, rendendola quindi nulla.
Perché ho ricordato questo episodio? Me lo hanno richiamato alla memoria le recenti elezioni presidenziali negli Usa, quelle vinte da Donald Trump. Un fatto mi ha lasciato piuttosto sorpreso, al di là delle convinzioni politiche che ognuno può avere, cioè la sonora sconfitta di Kamala Harris contrapposta a Trump nonostante lo schieramento di cantanti e musicisti che nei giorni precedenti l’avevano pubblicamente sostenuta. Da Bruce Springsteen a Lady Gaga, da Mick Jagger a Madonna, da Beyoncè a Jennifer Lopez, per non parlare degli attori, praticamente mezza Hollywood. Eppure la Harris ha pesantemente perso le elezioni. Il che significa che anche la personalità ed il carisma di tanti grandi nomi dello spettacolo non sono più in grado di spostare voti. I gusti del pubblico si stanno evolvendo in altre direzioni ed il mito del personaggio/cantante o del personaggio/attore non funziona più. Perché? Forse perché, come ha tentato di spiegare Red Ronnie, più nessuno riesce a scrivere canzoni con messaggi profondi, con testi capaci di fare riflettere, trattando tematiche scottanti, la guerra, la povertà, l’agonia dell’ambiente. Ma siamo certi che il motivo sia quello? Siamo sicuri, soprattutto, che chi ascolta musica oggi abbia voglia di riempirsi le orecchie di tematiche sociali oppure, forse, come molti segnali lasciano ad intendere, la musica si sta vieppiù riducendo ad uno fragoroso ma indistinto sottofondo per libagioni e sballi? Siamo certi che oggi la musica, oltre che sentirla si sappia anche ascoltare? Il divismo, che in passato tanto contribuì a plasmare gli animi di milioni di adolescenti estasiati al cospetto dei loro artisti preferiti, è definitivamente tramontato. I tempi vorticosi che propongono volti sempre nuovi che si inseguono su internet, non consentono neppure di iniziare a creare un divo che già decine di altri artisti o sedicenti tali bussano all’uscio. E’ un’accozzaglia di facce e di suoni che riversano le loro proposte musicali per realizzare le quali oggi bastano pochi soldi. E’ una specie di lotteria nella quale, di tanto in tanto, qualcuno viene estratto, passa un paio di volte in tv e poi scompare. Le generazioni più giovani si sono abituate a questo tourbillon frenetico e si sono progressivamente disabituate all’idea del divo, di colui che non sa solo cantare o recitare, ma sa influenzare i gusti dei suoi fans, li conduce nel suo mondo. Ecco perché il potere della musica e del cinema o meglio, dei personaggi che frequentano quegli ambienti, anche quelli più leggendari, non impressiona più la gente che, sempre più, guarda altrove.