Sono i Boxes una formazione che con un album omonimo distribuito da (R)esisto, ha saputo suscitare un certo interesse senza lasciarsi travolgere dalla furia del voler andare oltre le proprie consapevolezze e le proprie legittime aspirazioni. Un album con una decina di tracce che sin dall’apertura, i 52 secondi di “Hope”, rivela una particolarità che diverrà una sorta di linea comune nell’ascolto dell’intero cd.
A più riprese ci si imbatte in atmosfere coivolgenti, troppo presto abbandonate per tornare sui binari di un rock/pop tutto sommato tranquillo, con alcune felici intuizioni negli arrangiamenti, la voce non sempre convincente di Paolo Brandani (qualche asperità nei toni acuti che, per esempio in “Time Machine”, annega ripetutamente nella musica). Il brano migliore sembra essere “It Tomorrow”, non solo perchè più maturo nei suoni, ma anche perchè più “ragionato” tanto da riuscire ad inserire una citazione rap ben coniugandola con la struttura della canzone. Il gruppo dal punto di vista musicale c’è ed a tratti dà l’impressione di andare con il freno a mano tirato. La sensazione è che le potenzialità ci siano per andare un po’ oltre alcune di queste canzoni un po’ sempliciotte, ma esigenze di tendenza o commerciali consigliano prudenza. Bello anche il brano che chiude l’album, “Fallen”, a conferma di un lavoro riuscito a metà, ma che ci induce ad attendere con curiosità e fiducia il prossimo progetto.