Impegnativo ed interessante l’ascolto dell’ultimo lavoro del gruppo Carlo Cantini Quartet (composto, oltre che dal Cantini stesso, da Fiorenzo Delagà, Pietro Benucci e Mario Lino Rossi). “Heptagon” è un disco essenzialmente jazz. Ma non è solo jazz. Prova, e riesce, a sfuggire a rigide definizioni, sommando e mescolando diverse suggestioni, incorporando suoni ed atmosfere a tratti aliene e disallineate, senza trascurare inserimenti electro, seppur molto dosati.
Suggerimenti cool e free sono presenti ma piuttosto sfumati, rendendo quasi sempre l’ascolto abbordabile anche da parte di non intenditori. Le dissonanze tipiche del genere sono più percettibili in alcuni brani, come i dinamici “Instable Vector” che apre la raccolta, e “Equilateral Room”. “Newton” offre tonalità oblique e atmosfere vagamente inquietanti, mentre il brano che dà il nome al lavoro, “Heptagon”, ci immerge in un mood metropolitano molto energetico, ricco di percussioni sincopate. Lieve, rarefatta, quasi descrittiva è invece la tonalità di “The Embrace of René”. Quasi travolgente – anche grazie all’apporto di voci e guest di peso – il trasporto emozionale in “Ground Zero”, mentre risulta evocativa, con la sua intro di percussioni e sentori esotici “Root Hypnotic”. Ma tutti i brani offrono spunti di grande interesse musicale, grazie ad una composizione eclettica, assolutamente creativa, ed esecuzioni impeccabili. Lavoro di altissima qualità: non fa che confermare il valore di un grande professionista, che vanta una carriera e collaborazioni di grande prestigio, e del suo gruppo di musicisti d’altissimo livello.