E’ in circuitazione da pochi giorni “Anni Venti”, il nuovo album di Castelli (al secolo Stefano Castelli qui nei panni di solista dopo essere stato cantante della band milanese post punk Clone Culture; il suo avvio artistico come solista risale al 2021 con l’uscita di un Ep; tra i 2021 ed i 2022 con Luca Urbani ha scritto altri inediti che compaiono in questo cd). L’album è caratterizzato da dieci tracce e nell’insieme appare una produzione interessante, ricca di suoni analogici e vocalmente ben strutturata in quasi tutti i brani registrati.
Indubbiamente, come spesso accade, un paio di brani in meno (parlo di quelli meno riusciti) avrebbero migliorato la fruibilità del disco rivolto comunque agli appassionati di un certo genere, perlopiù electro-pop. Ma passiamo all’ascolto. Si parte bene con “Festa” che è forse il pezzo migliore della raccolta, interpretato con la collaborazione di Luca Urbani, voce suadente, buone sonorità ed una linea melodica semplice ed immediata. “Manchester d’estate” è un brsno che se avessi sentito cantare dal Franco Battiato degli anni ’80 non mi avrebbe stupito (anche dal punto di vista testuale); fruibile. “Cosmonauti”, pur se dotato di una discreta linea melodica, convince meno e scivola via senza entusiasmare. Niente male invece “Wave Goodbye” con la partecipazione di Borna Jeans; le due voci s’intrecciano e si compensano molto bene, il brano ha un ritmo sostenuto ed è ben arrangiato. “Luna” piace per l’esecuzione vocale, ma anche per i buoni arrangiamenti che la pervadono. “Cani” è invece il primo brano a mio avviso rinunciabile, con in avvio la voce troppo falsata dagli effetti sino a risultare incomprensibile e brano che poco a poco annega nella monotonia. Andiamo meglio, almeno come linea melodica, con “Città”, musicalmente però un po’ meno trasparente negli arrangiamenti. “Paradiso tropicale” è l’altro brano rinunciabile, piuttosto piatto nonostante il tentativo di ravvivarlo con un arrangiamento piuttosto articolato. Mi piace l’esecuzione vocale di “Quando guardi i film”, d’impostazione quasi cantautorale, con un discreto testo ed una linea melodica non troppo modulata e quindi non esente da qualche sussulto. E si chiude con “Nave”, brano in linea con il progetto, nell’insieme piacevole. L’album in sè non ha nulla di indimenticabile, ma lo si ascolta mantnendo viva l’attenzione, godendo della sua leggerezza e, in larga parte, di interpretazioni intressanti musicalmente e vocalmente.