Giacomo Lariccia, missione compiuta

Qualche mese fa avevamo parlato su queste pagine del singolare progetto, denominato “Avventura in musica”, di un promettente cantautore italiano, Giacomo Lariccia. Emigrato per lavoro in Belgio, volendo pubblicare un CD ma non riuscendo a trovare una casa discografica disposta ad investire su un giovane talento come lui, ha creato una sorta di “cooperativa”, in virtù della quale molte persone hanno dato un contributo per la realizzazione del lavoro (potete trovare i dettagli del progetto a questo link: http://avventurainmusica.wordpress.com/about/).L’idea ha dato i suoi frutti, ed il risultato è questo “Colpo di sole”.

 

Un lavoro indubbiamente curato, sia dal punto di vista dei testi che degli arrangiamenti. Pervaso da una sorta di rabbia dolente, con sprazzi – a tratti anche accentuati – di ironia tra l’irridente e l’amaro. Il CD si apre con la poetica ed intimista “Freddo”, per poi affrontare quello che è uno dei fili conduttori del lavoro: il dopoguerra italiano. Questo periodo storico viene rievocato in modo esplicito da ben tre brani consecutivi: “L’attendente Cancione in bicicletta”, che è il secondo pezzo della raccolta, seguito da “Scendo pedalando”, ideale proseguimento del precedente, e “Roma occupata” dedicata alle vittime delle Fosse Ardeatine, con particolare riferimento ad una di esse. Si cambia ambientazione, tono, e anche epoca, tornando ai giorni nostri con “Camaleonte”, “Povera Italia” e “Nella vasca degli squali”, riepiloghi amari dei disvalori imperanti e dei guasti sociali che essi provocano nel nostro Paese e nel mondo. E’ poi dolente sino a divenire straziante “Ninna nanna alla fine della guerra”, canto disperato in morte di un figlio ucciso da un conflitto, che potrebbe essere collocato in qualsiasi epoca ed in qualsiasi luogo colpiti da questa follia umana. Trasognato ed altrettanto dolente è il “Colpo di sole” che descrive come il vagare in un deserto infuocato la definitiva deriva, forse solo fisica, forse anche mentale ed emotiva, di un uomo smarrito. Ma il piccolo colpo di genio, che chiude il lavoro con una risata liberatoria, anche se non priva di un tocco decisamente caustico, è “Sant’Eccehomo”. Una lucida e scanzonata presa in giro d’un certo modo di intendere la devozione religiosa, specie in Italia. Descriverla sarebbe troppo lungo e vi priveremmo di un piacere. Vi esortiamo quindi ad ascoltarla insieme a tutto il CD: sarà tempo speso bene.

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