Lo si potrebbe definire l’album della generazione stanca questo “Presto” (che invece indurrebbe a pensare ad un qualcosa di estremamente dinamico) di Generic Animal (al secolo Luca Galizia, 25 anni). Un album contenente dodici tracce che fanno incontrare l’originalità con lo stupore, la curiosità con il nonsense. E che alla fine fanno dire che probabilmente, se le tracce fossero state dieci, potevano bastare.
S’inizia con “Como by night”, un po’ di elettronica un po’ no, una voce metallica (quella di Generic Animal), un testo surreale ed ala fine la sensazione di un insieme un po’ scoordinato. E si va avanti. Ecco “1400” che genera una curiosa sensazione, parrebbe quasi che il testo insegua la musica e che questa sia sempre lì per sfuggire in altre dimensioni. “Sorry” pare una canzone cantata da uno ancora in pigiama, con frasi apparentemente un po’ sconnesse, buttate lì per tentare una fruibilità all’ascolto, che alla fine, con stupore, si scopre che c’è. “Scherzo” è un brano eseguito con Massimo Pericolo, un rap un po’ più edulcorato e diluito e un po’ svogliato. “Promoter” regala qualche accordo di chitarra non male, mette in maggiore evidenza il timbro vocale di Luca, confermandoci una sua originalità, buoni gli arrangiamenti e la comparsa di un ottimo sax. “Nirvana” è una canzone divertente, soprattutto perché il testo dice un sacco di amenità che vengono cantate con l’atteggiamento di chi sta dicendo cose serissime e proprio per questo strappa, a più riprese, un sorriso. “Alveare” è una traccia brevissima condivisa con Nicola Serjotti ed eccoci a “Volvo”, una canzone che ci convince definitivamente dell’ampio uso del tubolario (curioso prodotto in circolazione negli anni ’80 accompagnato dalla seguente descrizione: “Dieci milioni di frasi del tubo assolutamente casuali e gratuite”) nella scrittura dei testi, rigorosamente nonsense in cui si passa dalla Volvo bianca a “quando avevo 4 anni”. E’ poi la volta di “700” con le prime note che inciampano in un corridoio un po’ cantilenante il cui ritornello recita: “…ho perso 700 euro che avevo guadagnato in almeno sette mesi…ho pianto come un pazzo…guidato come un razzo l’Italia su e giù…e non li ho trovati più…”, roba da Cochi e Renato ai tempi de “Il poeta e il contadino”. E quindi eccoci a “Presto”, brano che dà il titolo all’intero progetto registrato con la partecipazione di Franco 126, per confermarci la capacità di Generic Animal di comporre usando frasi che come flash fotografano tanti microepisodi quotidiani e non importa se insieme fanno una storia, di certo fanno una canzone. Con “Adelio” entriamo decisamente in una fase letargica, qui la stanchezza si sente tutta, generazionale e soggettiva, che ci trascina a stento verso l’ultimo brano, “Scarpe #2” in cui anche il tubolario pare essersi esaurito ed allora il nostro butta lì massime come “…i soldi non fanno la felicità…” ripetendolo più volte, con innocente indolenza e con ilhttps://youtu.be/aIYHmg1BJwo supporto di un arrangiamento che induce all’ascolto sino all’ultima nota. Questo album si fa sinceramente fatica a definirlo un ottimo album, ma la stessa fatica la si farebbe se lo si volesse definire sgradevole. Una frase dopo l’altra, non sai mai che cosa aspettarti dopo, allorquando con andamento strascicato ti vengono offerte immagini e scampoli di vita sparsi qui e là. Il senso della musicalità c’è e non viene mai meno, gli arrangiamenti sono spesso interessanti e c’è abbastanza originalità per meritare una sufficienza, anche se un po’ tirata per i capelli.