ERIDANA, SI PUO’ ANDARE OLTRE “IT DECAY”

“IT Decay” è il titolo dell’album di recentissima produzione degli Eridana, formazione che parte da una base di tre elementi (Emanuele Bartoli, chitarra e voce; Francesco Garrone, batteria; Alessandro De Berti, basso) ai quali si affiancano, in corso d’opera, altri musicisti. Il progetto è di quelli che inducono a qualche riflessione sulla ripetitività di un certo modo di pensare al rock oggi.

Da quel punto di vista, neppure gli Eridana riescono a distinguersi davvero, aggregandosi, in diversi brani, a quella sorta di omologazione dilagante che fa pensare subito ad una carenza di idee. Ma qui, in alcuni casi, le idee ci sono e sono anche buone idee. A cominciare da una parte dei testi, che non sono buttati lì alla rinfusa, ma sono pensati a tratti con finissima scrittura (è per esempio il caso di “Rohypnol”). Poi vi sono brani come “Traccia fantasma” che sembrano essere stati messi lì per dire “…guardate che noi la buona musica la sappiamo fare…”, contrariamente a quanto si potrebbe intendere dall’ascolto delle prime tre tracce. Buono anche il testo di “Goccia di sangue”, che offre alla voce di Emanuele Bartoli spazi espressivi più ampi. L’apice di questo lavoro è però rappresentato da “No name”, un brano che a tratti pare attingere al free jazz, arrangiato sontuosamente grazie anche al filicorno di Tiziano Ruggeri. E se un gruppo riesce a produrre brani di quel livello, non c’è ragione di dubitare sul fatto che possa approdare a progetti complessivamente molto più convincenti e completi di questo “IT Decay”. Occorre però avere il coraggio di prendere le distanze dal dilagante rock di maniera, che sempre più fa di tante band una sola band, dandosi quella cifra artistica che il talento, le idee e l’estro consentono, al di là dell’ossequio alle mode.

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