Emanuele Barbati, decollo rinviato

Ecco un cantautore, Emanuele Barbati, cresciuto a musica d’oltreoceano, ma che non ha perso la sua aria mediterranea. Di lui parliamo partendo dalla considerazione che abbiamo tratto al termine dell’ascolto del suo album (che è per altro l’album d’esordio): in quelle canzoni non c’è nulla che non va, buoni i testi, non male la musica (anche se c’è molta, forse troppa chitarra), discreta l’interpretazione. Eppure, giunti alla fine, si ha la sensazione di essere rimasti a terra, di non essere mai decollati.

Forse, dietro alle tante note positive che riconosciamo a Barbati, ve n’è una negativa, una sola, ma che rischia di offuscare l’intero progetto (almeno questo che abbiamo ascoltato): manca di originalità. Di cantautori con chitarra a tracolla che cantano i loro affanni ne abbiamo incontrati davvero tanti, rispondono ad un clichè fors’anche un po’ superato, che potrebbe dare in parte ragione a chi sostiene che pobabilmente la grande stagione dei cantautori è al tramonto. Ma sappiamo che non è così, perchè tra i tanti, alcuni che hanno saputo sorprenderci ancora ci sono e non sono casi sporadici. Barbati l’effetto sorpresa lo deve ancora scoprire. Il brano più bello dell’album è quello che dà il titolo all’intero progetto: “Come sempre”. Ed è ancor più bello perchè ciò che colpisce è il testo prima della musica. Fatto sempre più raro. Ecco, forse questa potrebbe essere la chiave giusta di Barbati per sorprendere. Ne tenga conto nel prossimo lavoro. Fossimo alla fine dell’anno scolastico, potremmo considerarlo rimandato. E come tutti i rimandati, se si impegna ce la può fare.

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