EDOARDO CHIESA, LA STOFFA C’E’ MA….

“Le nuvole si spostano comunque”, è questo il titolo dell’album del cantautore Edoardo Chiesa che racchiude in dieci tracce il suo progetto musicale. E’ un album lineare che di questa linearità coglie pregi e difetti, probabilmente anche per la saggia volontà di Chiesa, che non si lascia mai tentare da percorsi impervi.

S’inizia con “Occhi”, un brano che si presenta in una dimensione molto cantautorale, un testo un po’ ermetico, ma una linea melodica tutto sommato convincente. “Dietro al tempo” apre con un semplice ma efficace giro d’accordi, poi il brano si rivela come una canzone ben strutturata, costruita con il più classico degli schemi fatto di strofa e ritornello; buono il testo, bene la voce che non cerca mai di strafare. “Domenica” è la canzone che contiene il verso “…le nuvole si spostano comunque…” che è anche il titolo dell’album, un brano molto fruibile e musicalmente gradevole; a seguire “Le porte”, con un testo divertente, un andamento più accelerato che conferma la fruibilità del brano precedente. “La chiave” è un brano più fragile, forse proprio per questo, per la prima volta, mette a nudo un limite che si ripresenterà prima della fine del cd: l’essenzialità degli arrangiamenti. “Il filo” ripropone la struttura classica della composizione di Chiesa, buono il testo, ma complessivamente all’insegna della linearità. La canzone più bella dell’album è invece “Se fossi in te”, bell’intro di chitarra, atmosfera nuovamente cantautorale dopo qualche concessione al più facile pop, un testo molto accurato ed intenso, un’interpretazione che come sempre non concede inutili impennate, ma che ben tratteggia il brano e ne coglie a fondo il senso. Forse perchè “Se fossi in te” è il brano più convincente, “Radici”, che lo segue, appare come una canzone fragilina, a tratti interessante, ma nell’insieme rinunciabile ed anche “Voci” “arriva” poco, anche se in questo caso si percepisce una buona linea melodica, pur se strutturalmente si rileva una certa ripetitività. E si chiude con “Un’altra vita” che ha un bel testo (ricordiamo che testi e musica sono di Chiesa) ma un andamento che rischia di sfiorare la noia, come già detto per via di limiti strumemtali che vincolano molto le soluzioni possibili negli arrangiamenti. Nell’insieme si tratta comunque di un discreto lavoro, soprattutto laddove la semplicità rimane un fattore positivo, quando non cede il passo al minimalismo. Ci sono margini di crescita e si percepiscono in modo piuttosto eloquente.

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