S’intitola un po’ bizzarramente “Ta da!”, è un Ep che contiene sei tracce, ma è un lavoro che merita di essere ascoltato perchè, se vogliamo parlare di neocantautorato o di cantautorato contemporaneo, qui ci siamo in pieno. Lui è Samuele Fortunato, è al suo secondo Ep, non ha una gran voce, ma i suoi brani scorrono piacevolmente ed in ciascuno di essi è possibile ravvisare almeno un motivo di interesse.
S’inizia con “La nausea” che nei primissimi accordi non è solo simile, ma è uguale a “Walk on the Wild Side”, pubblicato nel 1972 da Lou Reed e ripreso in Italia da Patty Pravo con il titolo “I giardini di Kensington”. Si percepisce ben presto l’atmosfera cantautorale, pur se si tratta di una canzone musicalmente minimalista. Si fa più interessante il brano successivo, “Baudelaire”, più strascicato, fors’anche un po’ troppo, ma poggiato su di un bellissimo “tappeto” di chitarra, una chitarra molto discreta, che sta al suo posto, ma lo fa bene; una camzone che è bello immaginare in dimensione live, a patto che Samuele sappia far vivere in quella dimensione la sua musica. “Che sei figlia mia” è una ballata vagamente country che scorre piacevolmente impedendomi di fare troppo caso al testo, che non sembra però indimenticabile, molto buono invece l’arrangiamento, che alla fine risulta la cosa migliore del pezzo. “Lisbona-Pisa” è invece una canzone con un testo ironico ed efficace nella sua semplicità, pur nel suo essere per certi versi naif; molto piacevole il finale per coro e fisarmonica che fa del brano un bel pezzo da… osteria. “Il passato” non è gran cosa, ma ha una fruibilità immediata e questo non è poco, convincente anche questa volta l’arrangiamento con un bell’inserimento del sax in chiusura. E si chiude con il pezzo migliore, “Dei sogni e dei silenzi”, certo Samuele vocalmente non è ineccepibile e qui lo si nota più che altrove, ma il brano, assecondato da un ottimo pianoforte, funziona anche nel testo e, con le dovute proporzioni, ci riporta un po’ allo stile Tom Waits e siamo decisamente in area cantautorale pura. Cosa ci dicono dunque queste sei tracce? Certamente che Samuele Fortunato ha cose da dire e che se vogliamo ancora poter parlare di cantautori, cinquant’anni dopo l’esplosione dei mostri sacri che ancora ascoltiamo quando siamo alla ricerca di buona musica, occorre ascoltare questi pochi nuovi cantautori che combattono tra rap, trap e quasi sempre brutto rock, per difendere la loro cifra artistica.