Loro sono i The Fence ed hanno realizzato un album intitolato “Everyday”, dieci tracce per rivelare i contorni di una rock band che, paradossalmente, mi convince molto di più quando non fa rock. E mi spiego.
Il rock contemporaneo, sia pure erroneamente, ha un denominatore comune che vede quasi sempre in prima fila chitarre spiegate, suoni rabbiosi, voci spesso opache e, talvolta, batteristi sopra le righe. Chi ha ancora nelle orecchie l’eco di quello che veniva definito rock negli anni ’70 ed anche nei primissimi anni ’80, si trova oggi alle prese con interpretazioni del genere assai diverse e spesso con idee un po’ confuse. Per questo quando dico che i The Fence sono più interessanti quando non fanno rock, sottintendo il rock contemporaneo poichè brani come i loro “Everyday”, “Aeroplane”, “Stars” ed anche la conclusiva “At night everything changes”, che oggi appaiono poco rock rispetto, per esempio, a “The plain”, “Everlasting love” o anche “I neever see you”, sono le loro cose migliori. Dal punto di vista musicale la band rivela un buon insieme di suoni, abbastanza attenti a non soverchiare le voci, anche se in un paio di circostanze fanno a sportellate. Vocalmente il discorso si fa più complesso e non sempre è del tutto convincente. Accade più volte di imbattersi in una voce troppo “tirata” che in quei frangenti perde in potenza laddove invece dovrebbe divorare il microfono. Nell’insieme “Everyday” non è comunque male, offre alcuni spunti interessanti, un paio di giri di chitarra in assolo o quasi davvero notevoli, almeno la metà dei brani registrati sono piacevoli. I cedimenti si verificano solo laddove il rock diventa più rock ed i The Fence diventano troppo uguali ai tanti, troppi gruppi che fanno un rock omologato. Qui però le caratteristiche per un lavoro più personalizzato ci sono e lo dimostrano nitidamente alcuni brani. Occorre seguire quelle strade e tralasciare modelli che si accasano nei meandri del già sentito.