Esprimere un desiderio, in coincidenza con l’inizio di un anno nuovo, è compito arduo. Forse perché i desideri sarebbero molti. O fors’anche perché, il cinismo di questi tempi difficili, ci rende scettici sulle reali possibilità che un desiderio possa avverarsi.
Di certo, pensando al mondo della musica, il primo pensiero che sgorga nella mia mente non è un desiderio, ma è soprattutto un auspicio. L’auspicio che, dopo le sbandate di questi ultimi anni, la musica ritrovi una sua dimensione, tornando ad immergerci nei flutti di quella originalità e di quella creatività che in passato ci avevano offerto perle incancellabili. Certo, è difficile immaginare che ciò accada proprio mentre apprendo che nella top ten degli artisti più ascoltati in Italia nel 2021 su Spotify ci sono per lo più rapper. Sfera Ebbasta, che è il più gettonato, poi Rkomi, Gué, Capo Plaza, Salmo, Marracash, Ernia e Tha Supreme… Con due sole eccezioni: al secondo posto Blanco, cantautore che comunque non è estraneo al rap e all’ottavo i Måneskin, la vera, unica sorpresa italiana nel mondo. Il rap, così com’è concepito oggi in Italia, è omologazione allo stato puro, non solo nell’identità di appartenenza ad un genere che negli Usa è in declino da tempo, ma nello stesso stile interpretativo, nella timbrica delle voci. E’ l’azzeramento della creatività pur nella ricerca di quelle rime forzate, che spesso appaiono goffe, banali, scontate. C’è chi ha voluto cercare in questa espressione musicale tutta la desolazione di una generazione abbandonata a sé stessa, pur se cresciuta in un mondo che mai come ora offre ciò che non ha mai offerto prima, ma non sa più offrire i sentimenti. Forse, all’inizio di questo cammino, la protesta di una gioventù fragile e per questo aggressiva aveva un suo perché e nel rap un suo sfogo. Ma gli intenti iniziali si sono molto sfilacciati e sono rimasti solo i sintomi di una depressione latente, a volte francamente fastidiosa. Ed in un simile contesto, non rimane che dire…meno male che ci sono i Måneskin a portare una ventata di diversa gioventù. E speriamo che il nuovo anno porti altre espressioni simili che sappiano trasmettere energia, entusiasmo, vivacità, tutto ciò che il rap ha spento ed appiattito. I fatti dimostrano che a volerlo e saperlo fare, i risultati arrivano, forse anche più di quanto non fosse dato immaginare.