Di recente pubblicazione è “As far as I Know”, il nuovo album dei Dead Bouquet, trio romano che dà vita ad un ensemble rock con venature folk a tratti piuttosto accentuate, di ragguardevole spessore musicale. In questo lavoro c’è indubbiamente materia per confronti seppur vaghi con talune atmosfere che ci riportano a tratti al rock anni Settanta di più limpido prestigio (forse soprattutto per le sfumature psichedeliche di alcuni brani), senza però mai cadere nella tentazione di un “coverismo” asfittico ed ancor meno nel plagio.
Carlo Mazzoli, voce del gruppo (e chitarrista), è anche l’autore dei brani, Daniele Toti è il bassista, Alberto Croce sta alla batteria. E proprio su Mazzoli si appuntano le attenzioni, soprattutto laddove la sua voce emerge in modo più deciso. Voce a tratti vagamente acerba, ma certamente “faro” di questo progetto. Voce senza incertezze, forte e decisa, di carattere. Dal punto di vista più prettamente musicale, ci troviamo al cospetto di una pienezza pressochè costante che riesce a mantenere sempre puliti i suoni e non concede nulla alle prevaricazioni ricorrenti di tante rock band che di fatto elidono vicendevolmente suoni e voci. I Dead Bouquet hanno la maturità artistica di chi ha compreso che il rock passa anche attraverso colori più tenui (in tal senso un brano come “A Night On A Red Sofa” che è la più immediata testimionianza), con impennate forse un po’ più prevedibili come “Nobody’s Sky” che mette però in luce il volto più aggressivo del trio. Meno convincente è forse proprio il brano che dà il titolo all’intero progetto mentre la chiusura dell’album, affidata a “Stories”, mette in luce l’anima più folk del gruppo (con un finale davvero vibrante). Complessivamente si può parlare di un buon cd, ma soprattutto di un gruppo che ha personalità e non esita a rivelarla recando sensazioni molteplici nelle tredici tracce (tutte rigorosamente in inglese) che caratterizzato l’album. Un gruppo che riteniamo possa offrire molto in dimensione “live”.
