Senza sapere delle sue origini riminesi, ascoltndo le canzoni del suo album, mi sono ritrovato in quella città che ben conosco, il che significa che Daniele Maggioli ha saputo tratteggiare molto bene scorci, sensazioni, stati d’animo dell’estate a Rinini. Ed eloquente è anche il titolo del suo progetto, “I piedi nella sabbia”, sette tracce nelle quali Maggioli ci mette la su dimensione cantautorale, la sua passione di autore e di conositore del linguaggio dei sogni e la sua esperienza che negli anni passati lo ha visto lavorare molto in stusio per la produzione di sette progetti tra Ep ed album, escluso l’ulimo nato.
Provo ad ascoltare questo riminese facendo finta di non sapere nulla della sua città. Ma già con “I piedi nella sabbia”mi scorrono nella mente le immagini estive della costiera romagnola, i suoni sono molto puliti e la dimensione cantautorale c’è tutta, soprattutto nel testo, non troppo narrante, ma immedito nelle immagini che offre. “L’invasione di piazza Kennedy” è la dimostrazione di come, con pochi acccordi di chitarra, si possa scrivere una canzone piacevole, dal bell’andamento, non bnale. “L’impero dei sogni” è una gradevole ballata caratterizzata da un testo interessante, ha una sua fruibilità ed è immediata. Ironia e divertimento si miachiano in “Chiosco barracuda”, canzoncina fresca e vivace. “Madrid” è invece un qualcosa che si stacca dal progetto e non è neppure una bella canzone, ha un decollo affannoso. Ma si torna a respirare aria riminese con “Il mio nome è niente (il lavavetri)”, altra figura frequente agli incroci delle strade che d’estate portano al mare. E si chiude con “Parco XXV Aprile”, piacevole, caratterizzata da un buon testo e da un altrettanto buon arrangiamento. Rimini a parte (che non viene mai citata e che quindi è riconoscibile solo per chi l’ha frequentata), quello di Maggioli è un buon album, senza pretese e senza iperboli, gradevole all’ascolto, realizzato con equilibrio e buona professionalità.