“Maledetti ritornelli” è il titolo del nuovo singolo/video della cantautrice salentina Cristiana Verardo con la partecipazione di Gnut (al secolo Claudio Domestico, cantautore partenopeo). Il brano è stato scelto come apripista dell’omonimo album pubblicato in questi giorni. Un lavoro caratterizzato da otto tracce, per molti aspetti assai diverse tra loro, ma che non vengono mai meno alla cifra artistica di Cristiana che emerge in modo molto risoluto in tutte le sue canzoni.
S’inizia con “Ti ho portato il mare”, brano delicato, con una linea melodica immediata ed arrangiamenti che pongono in evidenza sin da questo prima canzone una certa ricercatezza musicale che ritroveremo ripetutamente. “Maledetti ritornelli”, di cui abbiamo fatto cenno in apertura, mette in evidenza il felice connubio vocale tra Cristiana e Gnut andando a dare vita a un brano che scorre gradevolmente, dà il titolo all’intero progetto, ma non è, almeno a mio avviso, ciò che di meglio si può ascoltare in questo album. “La vita in un istante”, con la partecipazione di Girodibanda e di Cesare Dell’Anna, proietta la cantautrice in una dimensione che s’intreccia con il folklore, con i richiami di vecchie feste di paese, pur senza mai andare sopra le righe, in una compostezza interpretativa priva di sbavature. “Il tuo nome” è una canzone di taglio più cantautorale, gli arrangiamenti sono semplici ma efficaci al servizio di una linea melodica mai scontata, strutturata secondo schemi abbastanza tradizionali. “3000 anni” è una canzone con un testo molto intenso che grazie ad un’interpretazione vissuta emerge nella sua pienezza. “Chiance”, un po’ in italiano ed un po’ in dialetto, con la partecipazione di Rachele Andrioli, Maria Mazzotta ed Enza Pagliara, pone i suoni della chitarra elettrica accanto ad una coralità che anche in questo caso ha richiami remoti, dando vita ad una convivenza convincente. Ma quello che a mio avviso è il vero gioiello di questo album s’intitola “Non potevo saperlo”, con la partecipazione del violoncellista e compositore albanese Redi Hasa che ci mette del suo nel rendere profondo, sofferto, intenso il testo che Cristiana sa valorizzare al meglio con la limpidezza della sua voce; ne scaturisce un insieme nel quale ci si immerge, rammaricandosi un poco quando il brano finisce. E si va chiudere con “Carramba e bim bum bam”, brano dinamico ad andamento vivace che, ad onta del titolo sbarazzino, non scade però mai nella banalità e va a chiudere un bel disco. Intelligente la scelta di limitarsi ad otto tracce, aggirando il rischio di qualche caduta di tono. Cristiana Verardo l’avevo già ascoltata ed apprezzta in altri contesti e mi aveva assolutamente convinto. Oggi la ritrovo ancora più matura, alle prese con un progetto realizzato con grande professionalità ed altrettanta passione, da ascoltare tutto d’un fiato, per poi tornare a soffermarsi sui dettagli migliori.