Di recente pubblicazione è “Vizi capitali”, album che segna l’esordio della cantautrice romana Cecilia Spinelli, in arte Mezzavera. Un esordio caratterizzato da sette tracce ed un impatto gradevole con una voce che sa assumere diverse tonalità e che “arriva” con una certa decisione.
S’inizia con “Luna bugiarda” ed i primi versi fanno pensare ad un Simone Cristicchi al femminile (vedremo nel prosieguo che comunque non è così) con quel rap soft molto intrigante e poi un bel ritornello che già suscita curiosità. “Bolla di cristallo” è un po’ un passo indietro rispetto al brano di apertura, anche se l’arrangiamento appare accattivante. “Grattacieli” è invece il brano più bello della raccolta, intenso, interpretato con il giusto pathos, caratterizzato da un testo molto profondo e con un arrangiamento che ad un certo punto della canzone dà quel senso di drammaticità al brano che avvince ed emoziona. “Qui a guardare” è tutt’altra cosa, suscitano qualche perplessità quegli “stop” al cantato, il brano è decisamente meno intenso di quello precedente seppure caratterizzato da un ritornello piacevole che non eleva però più di tanto la media d’insieme della canzone. Si torna a decollare con “Tutto cambia”, bel testo “assistito” da un altrettanto bel pianforte, una canzone a tutto tondo che mette in rilievo la bella voce di Mezzavera e si avvale di un arrangiamento che è, potremmo dire, “sul pezzo”, consentendoci un apprezzamento più giornalistico che musicale. Con “Per caso, di fretta, il…” il ritmo si fa un po’ ska, assecondato anche in questo caso da buoni arrangiamenti, sempre molto buona la voce alle prese con una linea melodica un po’ meno convincente, nell’insieme un brano allegro e nulla più. E si chiude con “La Lend”, con un testo un po’ più sbarazzino che regala però frasi come: “…come una matita colora la giornata con la mina, se telefonando come Mina trovassi un posto per due su di una mongolfiera, ti passo a prendere e stiamo insieme a cena…” . Impagabile. E’ insomma un lavoro che va ampiamente oltre la sufficienza, anche per la capacità di mettere insieme una dimensione musicale più contemporanea con quella che si rifà ad una struttura più classica. Mezzavera ha una voce convincente che s’impone sull’apparato musicale, ma senza mai mortificarlo, cosicchè ciò che di buono c’è negli arrangiamenti possa emergere senza mai risultare invasivo. Un buon disco, un ottimo esordio!