Questa “Onirica”, prima uscita discografica dell’enseble Syntagma Project, si propone in maniera decisamente ambiziosa ed accattivante, già partendo dalla presentazione grafica e del packaging. E’ evidente il suo essere un progetto fortemente sperimentale, che cerca di coniugare atmosfere remote con suggestioni più moderne, tramite melodie e strumenti etnici ed antichi accostati a suoni elettronici e ritmi campionati.
Tappeti musicali molto estesi (quasi tutti i brani vantano un’intro molto lunga) su cui la bella voce di Michela Scarpini alterna vocalizzi, a tratti assai rarefatti, e testi in varie lingue (latino, inglese moderno e arcaico, francese, italiano medievale, financo nella lingua degli Uroni – nativi americani). Il risultato, a nostro avviso, è solo parzialmente riuscito. Le atmosfere evocate paiono all’ascolto vagamente avulse tra loro, come se la fusione tra le varie “anime” del lavoro non fosse sempre perfettamente riuscita. Risulta in alcuni passaggi difficile individuare e seguire una linea melodica. I contributi, sia musicali, stilistici, culturali, geografici e storici che vengono qui evocati ed introdotti sono davvero moltissimi, forse troppi e troppo mescolati, il che rende il lavoro nel suo insieme di non facile fruizione, almeno non nel formato di solo ascolto dal supporto registrato. Supponiamo che il vero “habitat” di un lavoro complesso e pregno come questo possa essere soprattutto la dimensione della performance live.