“Un altro equilibrio” è il titolo dell’albun di Alessandro Sipolo, cantautore bresciano che vide il suo primo album (quello uscito da poco è il terzo) “Eppure bisogna andare” prodotto dallo storico chitarrista di Fabrizio De André, Giorgio Cordini. Si tratta di dieci tracce che, dopo averle ascoltate, lasciano intuire un lavoro “pensato”, non solo musicalmente, ma anche in una forma di ricerca più prettamente letteraria che passa attraverso Camus, Calvino, London e Fanon.
L’album si apre con “M’innamora il mondo” che pone immediatamente in risalto la voce bella e profonda di Alessandro, che poi, proprio quando ti stai cullando su di un andamento introspettivo, esplode in una dimensione più dinamica ed inattesa; peccato, all’ascolto sarebbe risultata più piacevole la continuità del primo frangente della canzone. “Dong Van” ci accompagna ai confini tra Cina e Vietnam, tra bandiere rosse ed atmosfere passate che sanno di paesaggi ed ambienti remoti. “Ventotto giorni quattro ore” si rifà all’impresa di Marco Berni che attraversò l’Alaska a piedi; è una canzone ben strutturata con una linea melodica che non consente al brano di tracciare un solco sufficientemente profondo per incoraggiare ad un nuovo ascolto. Cosa che invece avviene dopo avere ascoltato “Le città invisibili” che si rifà ad una affascinante narrazione di Calvino, ha una linea melodica che “arriva” ed i gradevolissimi intermezzi della tromba di Paolo Malacarne. “Lo sciamano bianco” è una canzone con buoni arrangiamenti, ma nell’insieme con poca presa anche per effetto di un testo che pare stare un po’ indietro rispetto a quelli delle altre canzoni (ancora in evidenza la tromba di Malacarne che in questo caso poco può aggiungere al brano). “Un altro equilibrismo” è la canzone/titolo dell’intero progetto, un pensiero rivolto al padre equilibrista ed agli equilibrismi della vita; bella ballata e molto bello il testo. “La deriva” ci trasferisce in una disavventura nel profondo Sud America, proprio nel giorno in cui viene eletto Trump, tratteggiata in modo divertente. “Mostar” e invece una canzone d’amore ben tratteggiata da Sipolo, con immagini che prendono via via forma e vanno a coniugarsi con il bel violoncello di Daniela Savoldi. “Tirailleurs” ci porta un ritmo afro-rock che narra di colonie e di vite rubate in Senegal per accrescere le fila dell’esercito francese; un brano un po’ a sé stante, non troppo coinvolgente prima di approdare all’ultima canzone, “Sisifo”, brano che come sottintende il titolo si rifà a “Il mito di Sisifo” di Albert Camus e che rappresenta una degna conclusione di questo lavoro, anche con l’ausilio dell’inserimento della fisarmonica di Fausto Beccalossi. Nella sostanza siamo al cospetto di un prodotto di discreto spessore artistico, che avrebbe forse potuto giocare meglio sulla voce non comune di Alessandro e che rivela un paio di cedimenti da intendersi come brani meno riusciti e meno collocabili nel contesto del progetto. Silipo, accompagnato da ottimi musicisti, rivela una professionalità collaudata anche nella stesura dei brani di cui è autore di musica e testi, come rivelano eventi artistici signficativi che lo hanno visto finaista alla Targa Tenco (2016) e tra i quattro vincitori di Musicultura (2017). L’album è stato inciso per le etichette Pop e Freecom.