PAROLE TROPPO IN LIBERTA’ E… UN PO’ DI MUSICA

Un giorno il grande poeta Giuseppe Ungaretti, aprendo gli scuri della sua stanza, ebbe una folgorazione e scrisse “M’illumino d’immenso” e pensò che quella avrebbe potuto essere una poesia, che intitolò “Mattinata”. Quella poesia divenne uno dei più straordinari esempi di ermetismo. Non vi è invce nulla di straordinario in “Collaborazione ingiustificata”, l’album di Teo Ho (al secolo Matteo Bosco) e Louis Armato che si potrebbe sintetizzate in un mare di nulla racchiuso in una cornice di suoni puliti. Mi spiego.

In queste otto tracce si ha costantemente la sensazione di ravvisare un tentativo, in bilico tra lo snobismo di una certa cultura e la gigioneria di virtuosismi affabulatori, che vorrebbe far credere di dire cose alla portata di pochi, in realtà non dicendo nulla. E’, in fondo, l’abilità dell’arte contemporanea, anche al di fuori della musica. Quell’arte che nessuno comprende semplicemente perchè non vi è nulla da comprendere, e quelli che dicono di avere compreso sono i critici (che devono dire di avere compreso per forza) e quell’esigua fetta di pubblico che teme di fare brutta figura. Di frasi del tipo “…il doppio fondo della gente che ha il rasoio nelle mele…” questo album ne è costellato. Ebbi già modo, tempo fa, in una situazione analoga, di chiamare in causa un curiosissimo oggetto, il tubolario, che compone frasi sconclusionate con un apparente senso compiuto, che possono anche essere vendute come poesia. Ecco, mi pare questo un altro caso. Solo che poi per fare una canzone ci vuole anche la musica ed allora, questo duo un po’ improbabile, mette insieme arpeggi pulitissimi di chitarra, suoni d’armonica, buoni arrangiamenti, atmosfere un po’ rarefatte ma efficaci, con la “complicità” di un terzo soggetto, Mattia Dainese, alla batteria e percussioni. E quelle frasi che sembrano il frutto dei deliri di un folle, si ritrovano, come per incanto, avvolte dalla musica perchè non esiste l’ermetismo nella musica ed una canzone, in qualche modo, deve avere un proprio sviluppo. E’ anche vero poi che ascoltando questi brani in successione si ha la sensazione di ascoltare, a tratti, la stessa canzone. Ma questo è un altro discorso. E’ semmai un’aggravante alla luce di un prodotto che in realtà pare faccia fatica a giustificare questa collaborazione.

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