CHIARA RAGNINI: «LA CANZONE D’AUTORE RESISTE NONOSTANTE TUTTO»

Chiara Ragnini, ligure di Genova, è una delle più brillanti cantautrici di area indipendente delle ultime generazioni. Ha al suo attivo tantissime serate, incisioni, collaborazioni con svariate emittenti radiofoniche e parecipazioni a diversi festival ove ha spesso raccolto consensi e riconoscimenti. L’abbiamo raggiunta nei giorni in cui ha ultimato la registrazione del brano portato al successo da Nek all’ultimo festival di Sanremo, incuriositi da questo insolito sconfinamento nell’area cantautorale altrui e delle major (non è un reato, è semplicemente una cover) da parte di un’artista che ha sempre operato in ambito indie.

Chiara, il tuo ultimo lavoro è una cover del brano che Nek ha portato al successo all’ultima edizione del festival di Sanremo. Perchè questa scelta? E’ una concessione a quei locali che vogliono sempre che i cantautori facciano le cover oppure è un passo di avvicinamento del mondo indie verso le major?

In realtà nessuna delle due: attualmente sono impegnata alla lavorazione del prossimo album e per ingannare l’attesa di chi mi segue e da tempo aspetta il nuovo disco, ho dato vita al progetto Homeplay, ossia una serie, in crescita, di canzoni riarrangiate da me in chiave acustica nel calore delle quattro mura domestiche, con tanto di video annesso e connesso. Via via sceglierò sia canzoni più mainstream, come il caso di Nek, che brani maggiormente di nicchia, come la versione in inglese di E penso a te di Lucio Battisti, ossia And I think of you di Tanita Tikaram, che ho reinterpretato alcuni mesi fa. Il pubblico e la loro attenzione e curiosità verso gli artisti, sopratutto se piccoli come me, va coccolata e tenuta sempre alta e oggi è imprescindibile avere una forte presenza sui social network, in particolare Youtube. Da qui la scelta di portare avanti questo piccolo progetto parallelo, con l’auspicio di ampliare piano piano il mio pubblico e i potenziali ascoltatori.

Forse perchè sei ligure, ma le tue “frequentazioni” sanremesi sono molteplici, sia come commentatrice radiofonica, sia come cantautrice in occasione di iniziative parallele al festivalone, sia in questa circostanza, con il brano di Nek. Ambisci a quel palcoscenico e pensi che potrebbe essere quello il tuo punto di decollo definitivo?

Il palco del Festival è una meta ambita ed una importantissima vetrina in grado di conferire una buona visibilità e aiutare, indubbiamente, a divulgare la propria musica al grande pubblico. Oggi gli spazi di grande visibilità sono purtroppo ridottissimi e sulle dita di una mano possiamo contare soltanto il palco di Sanremo, i talent show e pochi altri contesti televisivi. In sostanza, potermi esprimere con la mia musica utilizzando un canale così forte sarebbe una esperienza meravigliosa e gratificante.

Come percepisci la canzone d’autore oggi, in un frangente in cui c’è chi dice che i cantautori sono in declino, ma pare che anche chi cantautore non lo è viva molti affanni?

Vivere di musica oggi è una grande sfida: ci vogliono coraggio, perseveranza, denaro e una buona dose di fortuna. Siamo consapevoli di come la crisi abbia colpito da anni la discografia: i grandi artisti fanno fatica a vendere dischi e restare a galla, figuriamoci i pesci piccoli. Non credo però che la canzone d’autore sia in declino, anzi, percepisco un forte fermento in tutta Italia, sia da parte dei musicisti stessi che delle associazioni musicali e culturali, radio locali e regionali, festival ed eventi (come il Biella Festival, ad esempio!). Ci sono tanti progetti validi in giro per lo stivale, alcuni più circoscritti ed altri meno, e chi ha veramente qualcosa da dire difficilmente rimane nell’ombra. Quello che manca, ma probabilmente interessa a pochi, è una vera vetrina che possa dare spazio anche a chi scrive musica e non soltanto ad interpreti puri, privilegiati negli show televisivi precedentemente chiamati in causa. Ho i miei dubbi che qualcuno deciderà mai di investire su progetti simili e concentrarsi maggiormente sulla qualità piuttosto che la quantità, ma non è detta l’ultima parola.

Appartieni anche tu alla schiera di coloro che sostengono che in un altro Paese si sentirebbero di certo più apprezzati?

Personalmente, non sono mai andata via dall’Italia proprio grazie alla musica: complice la scelta di esprimermi definitivamente in italiano, dopo una piccola parentesi di scrittura in inglese, sono sempre stata sicura di trovarmi nel posto, e Paese, giusto. In Italia è (quasi) tutto più complicato, non soltanto in ambito musicale, ma sono fiera e felice delle mie scelte. I problemi non si risolvono, purtroppo, cambiando nazione ma rimboccandosi le maniche e facendo il possibile per migliorare la situazione partendo dal proprio territorio. Bisogna continuare a lavorare sodo, avere le idee chiare ed una meta precisa.

A cosa stai lavorando e quando sarà pronto il tuo nuovo album?

Al momento sto curando la pre produzione di ogni canzone del prossimo disco, che vedrà la luce, con tutta probabilità, fra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo. Sarà un disco molto diverso dal precedente: ho abbandonato la vena folk per fare spazio a sonorità pop venate di elettronica, con grande attenzione alle liriche e ai contenuti. Sarà un lavoro più maturo e più immediato e non vedo l’ora di farvelo ascoltare.

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