Di recente pubblicazione sono le nove tracce dei Castaways Roaming, “Løne Star”, che propongono un rock piuttosto dinamico che strizza spesso l’occhio al metal, pur senza esasperarne i toni. I tre musicisti valtellinesi che vanno a comporre la band danno vita ad un album che fa il pieno di energia, ma non decolla.
E’ uno di quei cd che i ragazzi più giovani ascoltano volentieri d’estate in auto con i finestrini abbassati, quelle raccolte di brani che danno una sensazione di grande vitalità, fors’anche di libertà e di sfogo, ma dal punto di vista più prettamente artistico e musicale la raccolta in sé, quando si approda all’ultima nota, non si può dire che lasci un retroascolto particolarmente intenso. E ciò nonostante gli spunti d’introspezione che si celano dietro a questo progetto, con riferimenti anche complessi, come quello della “ø” barrata di “Løne Star” che vorrebbe riprendere il significato matematico di “insieme vuoto”. Segnali che si prestato ad interpretazioni diverse e contrastanti: da una parte sintomi di ricerca e di aperture a dimensioni culturali più ampie, dall’altro la sensazione che tutto ciò alla fine voglia colmare una certa carenza di idee che il progetto musicale fine a sé stesso mette un poco a nudo. Qui, come in molti altri casi, non è in discussione la dimestichezza che ciascuno dei componenti della band ha con il proprio strumento. Ma non si riesce a cogliere quel guizzo, quell’idea, quella marcia in più che dovrebbero dare una configurazione originale ad un lavoro che alla fine non va oltre la dimensione di quei tanti, tantissimi dischi rock, più o meno indie, più o meno metal, più o meno dinamici che invadono il mercato ed i social.