Slavi Bravissime Persone è una band che ha recentemente pubblicato un cd omonimo contenente nove tracce che sin dal primo brano non può non suscitare una divertita curiosità. Si, perchè questi cinque coloriti soggetti che danno vita alla band, provengono da diverse altre esperienze, che in alcuni casi tuttora frequentano, ma in questa formazione sembra quasi abbiano voluto dare fondo alla loro voglia di divertirsi, di suonare e di cantare, facendolo apparentemente con leggerenzza e gogliardia, ma mettendo in realtà in risalto individualità molto interessanti che rivelano come anche il divertimento per chi suona e per chi ascolta ha comunque sempre alla base una robusta professionalità.
S’inizia con “Dobermann” e subito si comprende dalle prime note bandistico-circensi che ci si trova al cospetto di un gruppo che fa della musica balcanica la propria base di partenza. Gli strumenti che i cinque musici suonano per altro lo rivelano chiaramente: Nestor, chitarra e batterie presidenziali; Jandu, trombone, bombardini e basso tuba; Portone, chitarra, clarinetto e loop; Ramberti, voce e Pitone, batteria. “Spermatozoi” è il secondo brano che ripropone l’interessante voce di Ramberti, qualche soffio di rock che cerca vanamente di farsi largo. “Non strafiamo” è una canzone divertente che “arriva” anche perchè, i testi di questa band rivelano sin da subito di non avere pretese filosofiche o di non volere svelare teorie dei massimi sistemi, ma sono immediati, piacevoli, metricamente ben strutturati. “Il valzer del presidente” è il primo dei brani strumentali contenuti nell’album, coinvolgente, gradevole, capace di porre in risalto una musicalità ben amalgamata e di dimostrare che questo gruppo dispone di una “voce” importante, ma può proporre alternative non meno significative. “Rosa” è forse il brano più bello del cd (qulcuno probabilmente me ne vorrà, perchè è anche il brano più semplice e scanzonato). Il testo è tra i più gogliardici che si possano immaginare, una marcetta intrisa di simpatia. “Palazzetto dello sport”, altra gogliardata che diventa quasi teatro canzone con arie balcaniche ed un buffo cantato. “Il rampollo singhiozzante” non è invece il meglio di questa produzione, un guazzabuglio di note che alla fine non riesce a darsi una vera identità. “Balcagianni” è invece un altro brano strumentale che sfodera virtuosismi di gente che con gli strumenti ci può giocare perchè ne conosce ogni palmo e non da oggi. E si chiude con un altro strumentale, “Dolore” che conferisce le ultime pennellate ad un lavoro che, oltre al resto, ha la non consueta proprietà di saper diversificare temi, note, ritmi e strumenti, accompagnando chi ascolta alla fine del cd apparentemente in un battibaleno. E’, nel suo genere e per quelli che volevano essere con ogni probabilità gli intenti del gruppo, un album decisamente riuscito, originale, solo apparentemente leggero, fatto da gente di talento che con il proprio talento ci sa scherzare. E questa è una delle dimensioni artistiche più elevate.