I Bludimetilene sono una rock band piuttosto agguerrita che, dopo l’ascolto dei primi tre brani del loro album, “La rivolta”, potrebbe indurre chi ascolta a rimettere il cd nella sua confezione (pr altro un ottimo package con le belle illustrazioni di Valentina Russo) e affondarlo in uno di quei cassetti dai quali difficilmente potrebbe riemergere. Sarebbe però un errore.
Perchè, dopo il rock ruvido, ma non nuovo, di “Uomini Dei”, dopo il delirante testo di “La rivolta” che si chiude con un malaugurante “ora sanguina anche tu!” e dopo “La strage”, ove si rileva un flebile decollo grazie ad alcuni fraseggi proprio sull’onda di quel rock che aveva suscitato alcune perplessità, si approda, quasi sorprendentemente, ad un brano di grande atmosfera e altrettanto coinvolgimento intitolato “Anti-Uomo” ove la band sfodera un ottimo arrangiamento che ci accompagna all’ascolto del bellissimo “L’apocalisse” ove, in un giusto contesto, ci sta tutta la chitarra ruggente di Luigi Bucarelli (che di questo lavoro firma buona parte dei testi e delle musiche, oltre ad essere la voce del gruppo). Ma un’altra bella sorpresa ci attende ascoltando “Il nulla”, un gioiellino che non raggiunge i due minuti e che in quel breve spazio offre una grande intensità emotiva resa tale dalle voci di Bucarelli e Katres. Ma non basta. Ecco “Il reietto” che intreccia con disinvoltuta il cantato in napoletano (i Bludimetilene sono di Napoli) e che sa di approccio con la tradizione popolare coniugato con il rock più graffiante. Con effetti interessanti. Si torna alle prime perplessità con “Pugno” mentre “La dipartita” affianca la dimensione rock a quella di una sorta di ballata con risultati non troppo convincenti. Ma ecco un altro gioiellino, “Lietofine alternativo”, un entusiasmante crescendo che accompagna il coinvolgimento di chi ascolta, immergendolo in una dimensione quasi asfissiante (altro brano della durata inferiore ai due minuti) per approdare al finale con “Sciagura” (il testo a tratti richiama un Branduardi in dimensione ultramoderna), che non genera particolari palpiti. Che ritroviamo però nell’ultima traccia, neppure citata in copertina, ancora una volta caratterizzata da una brevità che non ne scalfisce la piacevolezza. Insomma, in questi chiaroscuri ci sta tutta la napoletanità di questa band che ha indubbiamente le potenzialità per fare bene. Forse la maturità vera la raggiungerà quando Bucarelli ed i suoi compagni di avventura si accorgeranno che sono in grado di fare ottima musica, senza passare dal rock più arruffato e arrabbiato.