Partendo dal presupposto che si potrebbe discutere a lungo su ciò che è il rap e in che misura si rapporti realmente al concetto di musica in senso più ampio, l’album “L’amore non esiste” di Beppe Malizia e i Ritagli Acustici suscita più d’una perplessità.
Al di là delle rime, più o meno felici, ma anche più o meno banali, nelle quali ci si imbatte nell’ascolto, dal punto di vista musicale la prima sensazione che si ricava è quella di una certa confusione. Anche chi non è appassionato di questo genere musicale, non potrà certo negare che nei brani di alcuni rapper è possibile cogliere un senso poetico, una musicalità più intensa e densa di emozioni, un alternarsi di voci e di suoni che rompono la monotonia, sempre dietro l’angolo quando si parla di rap. In questo caso non è così. I brani scorrono con un senso di ripetitività imbarazzante e la musicalità che li accompagna, sia pure volutamente, offre percezioni di approssimazione troppo ostentata, tanto da rendere semplicemente grossolani anche i passaggi più aggressivi. Un suggerimento: forse tentare la strada di un singolo o di un ep sarebbe consigliabile. Quattordici tracce, soprattutto in questo caso, sono davvero troppe.