BANDIERA GIALLA L’INNOVAZIONE SENZA I TALENT

Il nome di Gianni Boncompagni, scomparso il giorno di Pasqua a 84 anni, viene collegato automaticamente al titolo di un grande programma radiofonico, “Bandiera gialla” e al nome di un altro personaggio che, come Boncompagni, contribuì a cambiare un certo modo di pensare alla radio e alla televisione: Renzo Arbore. “Bandiera gialla” era una trasmissione che andava in onda ogni sabato su RadioDue Rai, pensata per il pubblico più giovane, che ne fu entusiasta fruitore dalla metà degli anni Sessanta sino al 1970. L’obiettivo del programma era quello di mandare in onda canzoni di tutto il mondo, spesso autentiche anteprime, che contribuirono ad ampliare gli orizzonti delle conoscenze musicali del pubblico italiano. Erano gli anni del beat e Boncompagni con il suo programma fece conoscere al grande pubblico personaggi che spesso da lì in poi divennero popolari anche nel nostro Paese. A quella trasmissione si rifà il brano “Bandiera gialla” che rese popolare Gianni Pettenati il quale interpretò per la prima volta quella canzone (datata 1967) nel film “I ragazzi di Bandiera gialla”. La collaborazione tra Gianni Boncompagni e Renzo Arbore esplose invece negli anni Settanta con la trasmissione radiofonica “Alto gradimento”, sempre pensata per RadioDue Rai. Una trasmissione di canzoni e divertimento, condotta dai due innovativi personaggi, ma costellata di interventi come quelli di Mario Marenco e Giorgio Bracardi che resero popolarissime caricature come quella del professor Aristogitone, di Max Vinella, Romolo Catenacci, del ragionier Affastellati e di tanti altri. E per quel che riguarda la parte musicale, ad “Alto gradimento” devono tanta parte del loro successo I Cugini di campagna, Adriano Pappalardo ed altri interpreti di quegli anni, oltre al merito riconosciuto a quella trasmissione di essere stata la prima a portare in Italia il brano “ We Have All the Time in the World”, uno degli ultimi successi di Louis Armstrong. Ovviamente Boncompagni non fu solo l’artefice di questi programmi. Fu anche cantante di scarso successo (incise un disco per la Rca con il nome d’arte Paolo Paolo) ed autore di successo planetario con brani come “Il mondo” interpretato da Jimmy Fontana e “Ragazzi triste”, la canzone che con “La bambola” portò Patty Pravo alla grande notorietà. E fece molto altro, inventadosi le ragazze di “Non è la Rai”, collaborando con Raffaella Carrà negli anni del suo massimo splendore, continuando ad alternare radio e televisione con ironia e mestiere. E’ giusto e doveroso ricordare la figura di Boncompagni, al di là della sua biografia alla quale ora tutti attingono, come personaggio di un tempo perduto, quando i talenti della musica si cercavano non facendo i “talent” che costruiscono il nulla grazie alla tv, ma compiendo un lavoro di ricerca fuori e dentro l’Italia, avendo il coraggio di proporre e produrre, avendo la capacità di individuare chi avrebbe potuto destare le attenzioni del pubblico per la sua originalità e la sua personalità. Tutto ciò che oggi non avviene più. E forse anche in un modo di ragionare che non è più quello di Boncompagni va ricercato il naufragio del mondo musicale e discografico di questi tempi.

G. Pe.

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