Un album tutto giocato su atmosfere rarefatte, morbide e lente, questo “Proserpine” dell’autrice ed interprete Agustine (al secolo Sara Baggini). Completamente cantato in lingua inglese, è imperniato sul personaggio mitologico di Proserpina ed alla sua leggenda: la discesa agli inferi, la risalita, l’alternanza stagionale tra il freddo, la reclusione, l’oscurità e la luce, il calore, la liberazione.
Basato essenzialmente sulle capacità interpretatve della voce solista, si snoda su tappeti musicali eterei e delicati, per lo più acustici. Suggestioni che rievocano culti e riti antichi e ancestrali (“Pomegranate”, “Pagan”) si mescolano con inquietudini tutte attuali, metropolitane con tocchi decisamente cupi (“Fanny they killed me”, “The dark place”) talvolta dai toni vagamente ossessivi (“Good News”, “Deep so deep”) che qua e là li aprono però a parentesi decisamente attuali, quasi pop (“Adonis”). Un lavoro denso di contenuti artistici e culturali, e decisamente introspettivo, dai forti richiami emotivi, richiede un ascolto attento e partecipe. Opera difficile ma interessante.