Amadè: Sanremo, la Universal e….ritorno. «Troppe cose non mi sono piaciute»

Amadè era il soprannome affettuoso del piccolo Mozart, Amadè è il nome d’arte che Roberto sceglie per proporsi al grande pubblico su consiglio dei primi promoter in cui si imbatte. Roberto Cappella “Amadè” è figlio d’arte (il padre è contrabbassista al Teatro della Scala di Milano) e probabilmente molti lo ricordano al 61° Festival di Sanremo, quando vincendo “Area Sanremo” salì sul palco dell’Ariston tra le nuove proposte e si classificò terzo, il primo posto andò a Raphael Gualazzi. Lo abbiamo intervistato.

 

 

 

«Al laboratorio di Sanremo arrivai da solo»  racconta Roberto Amadè  «e mi classificai terzo grazie ad una canzone che avevo pensato e scritto completamente a modo mio». Si tratta di “Come pioggia” pop giustamente molto in stile sanremese (ndr). Viene però notato da chi lavora nel mondo del professionismo ed attorno a lui si riunisce un team di eccellenza: il produttore Bruno Tibaldi (ex-direttore artistico di Emi e Polygram, che ha lavorato con artisti del calibro di Guccini, Battiato, Antonacci, Pino Daniele, Michele Torpedine, manager di Bocelli, Zucchero, Giorgia, Cristiano de Andrè e responsabile del lancio internazionale de Il Volo e Adele di Palma nome storico nel campo delle produzioni live. «E’ fatta» penserebbe qualunque giovane artista e siamo nel febbraio del 2011: Mario Luzzatto Fegiz parla di lui sul Corriere della Sera, la Universal ripubblica il suo album di esordio cambiandone il titolo, viene invitato ad importanti manifestazioni e si esibisce accanto ad artisti del calibro di Gino Paoli, Cristiano De Andrè e Francesco Baccini. Ma qualcosa non lo convince ed infatti il suo terzo cd “Terra nel sangue” è autoprodotto. Addio Universal e una cordiale stretta di mano a tutti gli altri. «Ho visto cose che non mi sono piaciute» racconta «volevano impormi cose che non mi rappresentano, mi sono trovato a non sentirmi più io». Non scende nei dettagli, ma si capisce dall’espressione che il giovane vercellese (classe 1982) è stato profondamente deluso da quel mondo di professionismo a cui ogni giovane talento ambisce. «Quando si sono interessati a me» prosegue il cantautore «hanno visto chi ero, come cantavo e cosa scrivevo, quindi perché ad un certo punto volevano che stravolgessi la mia personalità ?». Ed arriva la grande decisione. Amadè molla tutti e rientra nel circuito indi. L’ultimo video è realizzato con la regia della moglie, Isabel Salinas – fotografa e artista dell’immagine – ed anche le esibizioni live sono autogestite. «Non mi pento» prosegue Amadè «faccio di nuovo quello che mi piace. Visto che oltre ad essere un musicista sono un pittore (diplomato all’Accademia Albertina delle Belle Arti) abbinando le due arti riesco a vivere e a occuparmi della mia famiglia. Metto insieme le due arti in uno spettacolo live in cui dipingo mentre canto e poi regalo i disegni al pubblico».Amadè ha una vocalità ricercata, ama Jeff Buckley e se ne sente l’influenza così come i tanti ascolti di Damien Rice lasciano qualche traccia nelle sue interpretazioni, i suoi testi hanno la squisita verità del quotidiano, della vita familiare, dell’esperienza di essere un marito e il padre di due gemelli. L’attività artistica non si è interrotta comunque. «Sto scrivendo per Cristiano De Andrè, nel suo prossimo disco da solista canterà un mio pezzo arrangiato da Corrado Rustici. Sto portando il mio spettacolo di pittura e musica in giro per l’Italia e sono soddisfatto dei risultat». Ed il suo nuovo spettacolo di musica e pittura estemporanea si chiama, guarda caso, “Libertà di scegliere”

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *