“Di notte in giorno” è il cd di Alfonso De Pietro che sin dai primissimi brani induce all’ascolto per le tematiche trattate e per l’eccellente livello musicale che, lo scopriremo strada facendo, caratterizza l’intero progetto. Al primo sfoglio del libretto scopriamo un lungo elenco di nomi: sono i co-produttori dell’album. Già, perchè questo lavoro è stato realizzato con il sitema del crowdfunding, cioè una sottoscrizione tra amici conoscenti e fans che permette di realizzare il progetto (integrandolo anche con il sostegno di alcuni partners). Ma, un cantautore con queste caratteristiche e musicisti di tal fatta hanno bisogno del crowdfunding per realizzare un album?
Si ed una delle ragioni la scopriamo nella pagine successive: i nove dodicesimi delle tracce incise parlano di mafia, il disco si avvale del patrocinio di Libera e la presentazione è affidata a don Luigi Ciotti. Un lavoro “politico” dunque, ma finalmente non partitico. Un ricordo ed un omaggio dedicati a persone uccise dalla mafia (ma anche dalla camorra e dalla ‘ndrangheta), in alcuni casi recuperando anche le parole di questi personaggi caduti in una lotta che nel nostro Paese pare purtroppo non avere mai fine. Dopo il primo brano, “La memoria”, che si sofferma sostanzialmente sul significato di questo termine ed un divertente tratteggio de “L’indifferente”, figura che per il malaffare rappresenta un patrimonio, garanzia di omertà (entrambi i brani risentono di un gradevolissimo arrangiamento jazzato), ecco “La canzone di Rita”, dedicata alla testimone di giustizia Rita Atria, suicidatasi a Roma nel 1992, sette giorni dopo l’assassinio di Paolo Borsellino, brano delicato, ove compare anche la voce femminile di Michela Lombardi cui segue “Angeli custodi”, ove gli angeli sono le guardie del corpo che proteggono la vita di chi ha deciso di uscire dal buio, una canzone intensa con un arrangiamento caratterizzato dalla bellissima tromba di Alessio Bianchi. “4.000 battute” è una canzone dedicata a Giancarlo Siani, cronista de “Il Mattino” di Napoli, assassinato dalla camorra nel 1985; un brano non eccezionalmente strutturato ma sostenuto da ottimi arrangiamenti e dal pianoforte di Piero Frassi. “Terra mia terra nostra” è invece un brano struggente, bello, intenso, ricco di contenuti che si avvale del testi scritto da padre Maurizio Patriciello, parroco di Calvano (Napoli), simbolo della lotta ai crimini ambientali nella “terra dei fuochi”, ancora un grande pianoforte ed ancora in controcanto la bella voce di Michela Lombardi. “Lollò d’a muntagna” rende omaggio a Lollò Cartisano, fotografo di Bovalino (Reggio Calabria), sequestrato dalla ‘ndrangheta nel 1993 e mai tornato dall’Aspromonte; la canzone è forse quella meno riuscita dell’album pur nell’intesità degli intenti. Molto bella invece “Liberazione” che si rifà al momento storico della fine della guerra ed altrettanto piacevole “lo Santo patrono” con un curioso inciso latino tratto dalla preghiera “Agnello di Dio”; seguono un paio di brani non indimenticabili per approdare quindi al brano forse più bello dell’album: “Lunga è la notte” in cui le parole di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia a Cinisi nel 1978, sono quasi sussurrate da Alfonso De Pietro ed il sontuoso sax di Dimitri Grechi Espinoza (che abbiamo avuto modo di ascoltare in alcuni intensi passaggi di altre canzoni) conferisce al brano un’atmosfera di grande suggestione. Che dire di un progetto di questo tipo? E’ un album d’impegno dal primo all’ultimo brano, scritto da De Pietro, per altro anche ottimo chitarrista (con alcuni inserimenti di Carmelo Calabrò per i testi) il quale dosa bene la sua voce, in un paio di circostanzi evoca un remoto Lucio Dalla, ma soprattutto dice cose importanti con disinvoltura pari a quella dei bravissimi musicisti che lo accompagnano.