Ci sono artisti che appaiono e scompaiono, come meteore e dopo poche settimane più nessuno si ricorda di loro. Vi sono invece artisti che possono anche permettersi di sparire dalle scene per anni, e quando ricompaiono il pubblico ne ricorda il nome, il volto, spesso anche i titoli delle loro canzoni. E’ il caso di Gerardina Trovato, cantautrice siciliana di grande personalità, protagonista al festival di Sanremo del 1993 ove debuttò con “Ma non ho più la mia città”, brano scritto in collaborazione con Mauro Malavasi e Donatella Milani. Gerardina si piazzò al secondo posto tra le nuove proposte, alle spalle di Laura Pausini, che proprio quell’anno, da quel palcoscenico, decollò per approdare agli attuali successi internazionali. Per Gerardina, nonostante l’immediato successo (il suo primo album vendette 200mila copie) ed alcune performaces successive di grande respiro, gradualmente i riflettori cominciarono a spegnersi. In queste settimane, dopo un lungo e sofferto silenzio, la Trovato si accinge a tornare in pista con un nuovo singolo. Volti nuovi intorno a lei, nuovi produttori, nuovi autori, nuove speranze e…stessa determinazione. L’abbiamo incontrata mentre è in piena preparazione il suo nuovo lavoro che precede l’uscita di un album di inediti.
Gerardina, vogliamo partire dal passato o parlare di questa nuova esperienza che stai maturando in questo periodo?
Partiamo da oggi. Il passato è lontano, meglio pensare a quanto di nuovo sta nascendo
Di cosa si tratta?
Sto per uscire con un nuovissimo singolo, un lavoro molto accurato, fatto bene e con tanta passione. Ho due nuovi produttori, Biagio Puma e Gianni Rodo che credono in me. C’erano i presupposti giusti.
E’ cambiato qualcosa nel tuo modo di pensare alla musica rispetto alla Gerardina che il pubblico ricorda?
Certamente si è cresciuti, ci si è messi al passo con i tempi, ho studiato anche per migliorare la mia voce, quel vibrato che un tempo era così marcato si è oggi assai attenuato. Credo di essere molto maturata.
Hai dei punti di riferimento artistici? Che genere percorrerà il tuo nuovo lavoro?
Il mio ispiratore è sempre stato Vasco. Il mio nuovo singolo è un rock deciso, molto orecchiabile, direi molto radiofonico, un qualcosa che prende sin dalle prime battute.
Il singolo sarà una sorta di apripista per….
In programma c’è un album molto impegnativo, tutto di canzoni nuove. Ma è prevista anche la pubblicazione di un album antologico con le mie vecchie canzoni, completamente riarrangiate e reinterpretate.
Il Festival di Sanremo rimane uno dei tuoi obiettivi immediati? Ti proporrai a Carlo Conti?
Magari! Conti mi piace molto, credo sia il degno erede di Pippo Baudo. Il festival di Sanremo, checchè se ne dica, fa ancora buona musica ed è una grandiosa vetrina, una ribalta importante per qualunque artista.
I “talent” invece? Che ne pensi?
Tutto il male possibile. Spremono gli artisti e poi li buttano e avanti con qualcun altro da spremere. Illudono le persone e poi le abbandonano.
Dagli inizi della tua carriera ad oggi, che cosa è cambiato nella musica?
Molte cose. E’ diverso il modo di porgersi degli artisti, ma lo è anche la disponibilità all’ascolto da parte della gente, è diverso il modo di pensare alla musica, anche se, in tempi recenti, di grandissimi artisti non ne sono più nati. E’ da anni che non emerge più un grande personaggio.
Uno sguardo al passato però non lo possiamo evitare. Che cosa è successo ad un certo punto della tua carriera, che ne stato della Gerardina che tutti avevano applaudito?
Ho fatto un passo indietro per scelta, stanca di ritrovarmi in un contesto sbagliato. Mi sono ritrovata a fare le sagre di paese, a cantare il liscio. E questo non appartiene al mio modo di pensare alla musica. Ero gestita da persone che non hanno saputo rispettare il mio modo di esprimermi con le canzoni.
Tu ti senti sempre cantautrice?
Si, fortissimamente si. Ed ora credo di avere incontrato le persone giuste ed una giusta dimensione.
Ad un giovane che vuole fare il cantautore, tu cosa diresti?
Dipende da molte cose. Il successo dipende dalle canzoni, dalla sensibilità, da quanto di te stesso sai mettere sul palcoscenico. E poi, certo, dipende anche dalle circostanze, da chi ti promuove e ti sostiene. Un tempo vi erano molte case discografiche. Oggi, a forza di fusioni, ne sono rimaste due. Poi c’è una grande rete discografica indipendente, una bellissima realtà, molto dinamica, molto stimolante.