“Ordine e disordine” è il nuovo album di Eduardo De Felice, camtautore napoletano che con queste dieci tracce affronta un percorso in cui mette tra gli ingredienti una buona maturità artistica ed un’ispirazione che offre talvolta buone intuizioni, ma che in altri frangenti è foriera di qualche perplessità. Proviamo a vivere insieme questo cammino.
S’inizia con “Il dubbio e la certezza”, con un promettente avvio ambient, voce e suoni ben definiti, ma una linea melodica poco convincente che diluisce i buoni auspici iniziali, anche se nell’insieme il brano non è da buttare. Un bell’arpeggio iniziale introduce “Foschia”, nell’insieme più convincente anche grazie ad arrangiamenti meglio impostati ed una linea melodica più diretta. “L’amore cos’è” offre nelle prime battute un bel dialogo musicale tra chitarra e violoncello, musicalmente il brano acquista profondità divenendo una ballata più fruibile e soprattutto musicalmente gradevole. “Viaggia ragazzina” è una delle cose migliori dell’album per dinamica, brio, coinvolgimento di chi ascolta, che non può fare a meno di tamburellare con qualunque cosa si trovi in mano; nella seconda parte le sonorità si fanno quasi balcaniche rendendo ancor più piacevole l’insieme. Con “Nostalgia” torniamo invece alla dimensione precedente, anche se non manca un curioso quanto flebile cenno rock ed una più rimarcabile incursione in un vago rock’n’roll, ma il brano fatica a decollare. “Qualcosa di più” ha un avvio soft ed una discreta linea melodica, ma qui s’impone una riflessione più ampia: la voce di Eduardo è talmente immersa nelle sonorità di quasi tutti i suoi brani (che non la sovrastano, ma la avvolgono direi strettamente) tanto da non rendere individuabile il percorso narrante dei testi perchè il testo stesso, facendosi voce, diventa spesso uno strumento appiattito sul tappeto musicale. Ma procediamo con “La tua vanità”, che conferma una certa tendenza all’espressione monocorde, il che non pone in discussione la capacità di cantare dell’artista, ma rende più flebile il filo che lega l’attenzione di chi ascolta al brano (e che brutte le incursioni, fortunatamente brevissime, di quella tastiera che ricorda i vecchi organi Farfisa). Torniamo ai begli arpeggi di chitarra per immergerci “In fono al buio”, che è un buon pezzo salvato dalla brevità (meno di tre minuti) quando stava iniziando a perdersi. “Ordine e disordine” dà il titolo all’intero progetto e se ne comprende la ragione: è forse il brano più completo della raccolta, ha un andamento attraente, buona linea melodica, molto buona la parte musicale, piacevole in ogni sua dimensione. E si chiude con “Percezioni”, molto più interessante musicalmente di quanto non lo sia la canzone in sè, nel senso che concede spazi ampi alle sonorità, ad un certo punto anche in modo sorpendente, pur senza dare comunque la sensazione di un qualcosa di indimenticabile. Che dire dunque? L’album di Eduardo De Felice pone in risalto indubbiamente una struttura vocale e musicale di buon livello e s’intuisce anche il tentativo di rendere i testi attraenti, non sempre però con risultati rimarchevoli per le ragioni suddette. C’è la materia prima, occorrerebbero forse soltanto un po’ più di personalità e di coraggio.