“Le curve del buio” è l’album di Matteo Carmignani da pochi giorni in circuitazione. Undici tracce che rappresentano un percorso a tappe attraverso i sentieri dell’introspezione, un modo di confrontarsi con il passato, evitando di tenersi dentro i retaggi e tutto ciò che di irrisolto talvolta tende a ricomparire. Un progetto molto “pensato” quindi e solcato, dall’inizio alla fine, soprattutto nelle sonorità, da una venatura costantemente drammatica che talvolta si pone un poco sopra alle righe rispetto alla narrazione testuale, che quasi sempre veleggia su stati d’animo, più che sullo sviluppo delle storie che li alimentano o che li hanno suscitati.
Iniziamo con “Il tempo che non ho” che esordisce con un andamento un po’ cupo prima di entrare nel vivo della situazione; la linea melodica non è immediata, la voce è decisa per un brano riflessivo come lo saranno quelli che seguiranno. “Quel che rimane” ha una dimensione medidativa ed una più intensa e coinvolgente, anche se per coglierne una maggiore immediatezza occorre un riascolto. “Le parole che ti ho detto” si apre con una promettente voce su pianoforte, è una canzone faticosa e sofferta che ha buoni arrangiamenti ed una linea melodica questa volta più attraente. E arriviamo a “Timidamente (il sogno di te)” che scorre in modo abbastanza piacevole pur se deve fare i conti con una musicalità un po’ troppo aggressiva. Ed è piena anche la musicalità di “Acrobazie” dove fanno capolino dei bellissimi accordi di chitarra che vanno anche a scandire la chiusura del pezzo nell’insieme interessante. Non altrettanto convincente è “Lieve”, che non riesce a smuovere più di tanto l’attenzione mentre “La danza” è un brano che “arriva” meglio, pur rimanendo comunque in una dimensione di fruibilità molto relativa, il che non è detto che sia sempre un aspetto negativo ma anzi, in ambito cantautorale, soprattutto se parliamo di cantautorato contemporaneo, può essere il risultato di una lettura testuale meno superficiale. “In divenire” è invece una delle cose più belle dell’album, ha un testo delicato ed arragiamenti molto coerenti con le immagini che la voce di Matteo va disegnando. “Disemozione” è il solito brano transitorio, cioè può esserci o non esserci e non cambia la sostanza del progetto(personalmente la ritengo la canzone meno riuscita di questo cd), che riprende un po’ di quota con “Le dimensioni del giorno”, in cui però i toni drammatici tornano ad accentuarsi prima di chiudere con “Il posto al sole” che è un bel brano, come gli altri “vissuto”, ma più diretto ed accompagnato anche da un video realizzato per la regia di Geremia Vinattieri e con la partecipazione dell’attrice Roberta Mattei, che riesce a coniugare lo stato d’animo di quanto la canzone va proponendo. Di… curve nel buio, questo album ne ha parecchie e non sono tutte curve piacevoli. Però emerge in modo abbastanza definito la personalità di Carmignani e di quanto con queste canzoni abbia voluto trasmettere, tavolta riuscendoci, in altri frangenti meno. E’ stato certamente un progetto impegnativo per chi lo ha realizzato e lo è anche per chi lo ascolta poichè, per accostarsi a questo album, l’attenzione non è consigliata, ma è imposta.