“Se tu fossi nato venti anni prima in questo momento staresti firmando un contratto con noi. Mi dispiace, sei troppo elegante per il mercato di oggi, troppo serio per andare in tv e partecipare a qualche Talent. Noi siamo un’azienda, dobbiamo pensare a vendere!”… Con queste parole, il cantautore napoletano Roberto Michelangelo Giordi, afferma di essere stato “liquidato” da una casa discografica alla quale aveva sottoposto la sua produzione artistica. Sono parole pesanti, perchè sottintendono tante cose. “…troppo elegante per il mercato di oggi….” evidentemente il mercato di oggi si ritiene sia fatto perlopiù da artisti o sedicenti tali a dir poco grossolani. “…troppo serio per andare in tv e partecipare a qualche talent…”, vale a dire che, quella dimensione televisiva sarebbe luogo di abituali frequentazioni per cialtroni e millantatori. Il che, a pensarci bene, per innumerevoli ragioni, ha un fondo di verità, anche se le generalizzazioni sono sempre pericolose, ancorche ingiuste. E’ comunque un fatto che i talent in questi anni, poco o nulla hanno prodotto in termini di durata e di spessore. E la qualità di quel poco è spesso molto discutibile. Infine, la chiosa di quel discorso gelidamente imbarazzante: “…noi siamo un’azienda, dobbiamo pensare a vendere!…”. Il che, tradotto in termini più immediati, significa che alla casa discografica in questione, la qualità non interessa, ma interessa il mercato. Un ragionamento condivisibile dal punto di vista rigorosamente commerciale, ma non del tutto comprensibile quando il prodotto che si vende non è un’auto o un elettrodomestico, ma dovrebbe essere un’opera d’arte o, comunque, un prodotto dell’ingegno e della creatività e non della scienza e della tecnica. E’ naturale che un’azienda non lavori per rimetterci. Ma sino a quando, soprattutto nel mondo della musica e dell’arte, si continueranno a premiare le brutture, rinunciando ad una più attenta ricerca, nel nome del profitto? Di questo passo, si rischia di rimanere avvolti in una spirale senza fine che solo la musica indipendente potrebbe in qualche modo interrompere. Si, la musica indipendente, perchè sulla mia scrivania come su quelle di tanti altri colleghi, ogni giorno “atterrano” cd e progetti musicali tra i quali si celano, neppure troppo raramente, lavori di spessore artistico ragguardevole. Lavori che la stragrande parte della gente non potrà mai ascoltare. Se le famiglie, la scuola, la radio, la televisione o chissà chi altri, non sono in grado di promuovere ciò che di buono si può trovare ancora oggi nella musica, è difficile aspettarselo da parte di chi la musica e gli artisti li usa per camparci. E quindi, se continuerà a mancare il momento educativo, difficilmente potrà prevalere quella vocazione alla bellezza che potrebbe invertire le tendenze di mercato. Neppure in passato quei momenti ci sono mai stati. Ma era una società diversa, che sapeva ancora sognare. E lottare.
Giorgio Pezzana