La musica si distingue dal rumore in quanto l’insieme dei suoni si sussegue seguendo una logica armonica, ed è proprio l’armonia che diventa melodia, trasmettendo sensazioni che si traducono in comportamenti.
Il bambino inizia a percepire la differenza tra rumore e suono fin dalla più tenera età. Alcuni studiosi del comportamento pre-natale arrivano ad asserire che il feto in formazione cominci a distinguere la musica fin dal sesto mese. Tutto ciò è affascinante, e si traduce in una grande responsabilità dei genitori: cercare di trasmettere al proprio figlio la bellezza dell’armonia.
Il piccolo ascolta tutta la musica e la elabora in modo naturale: se ascolta una ninna nanna, una nenia ripetuta, magari cantata dal genitore con tonalità via via decrescenti, il bimbo assumerà uno stato di calma e di serenità, che ne favorisce il sonno. Molti bambini a tre mesi, dimostrano già una preferenza musicale e risulta evidente che la musica trasmette sensazioni che ognuno di noi elabora e traduce in comportamenti, ma tutto ciò il bambino lo fa in modo innato, senza condizionamenti culturali e ciò rende più facile, a chi voglia osservare, l’essenza del comportamento ispirato dall’armonia. L’educazione al gusto musicale è la fase successiva che prevede l’intervento della cultura, ma se le persone ad essa preposte latitano, considerando la musica come un qualche cosa di accessorio o di superfluo, il bambino finirà con l’uniformarsi agli standard proposti e propinati dai mass media, precludendosi la possibilità di sviluppare in maniera autonoma una propria preferenza ed un proprio gusto. Il talento naturale dei nostri figli va quindi agevolato e seguito e la musica è un aspetto importantissimo dell’educazione complessiva del piccolo uomo, alla stregua e con pari dignità di ogni altro aspetto educativo.
La musica è ausilio al comportamento: l’aggressività può trovare sfogo attraverso l’ascolto di un certo tipo di musica, così come la gioia, l’ironia e la gaiezza debbono potersi esprimere e scaturire dall’ascolto della musica.