“Per le strade del cielo” è il debut album di Stefano Bruno, cantautore milanese che con queste otto tracce pesca un po’ qua un po’ là, alla ricerca di una cifra artistica non ancora del tutto individuabile, ma che certamente avrà modo di meglio definire.
Si comincia in salita, con “Ti lascio stare per le strade del cielo”, un brano con una linea melodica nebulosa che si perde in sonorità piene che a tratti vanno in conflitto con la voce; il brano non è molto fruibile e lascia intravedere un taglio cantautorale un po’ affannoso. Non andiamo molto meglio con “Ho cercato il tuo nome”, anche se in questo caso la voce si fa più sicura, ma è ancora la linea melodica che presenta qualche inciampo disturbando la linearità del brano; un po’ scontati gli arrangiamenti. “L’aquila” è la cover del notissimo brano portato al successo da Lucio Battisti (scritto dallo stesso Battisti con Mogol) e qui finalmente possiamo convincerci che Stefano sa cantare, dopo alcune perplessità che avevamo avvertito nell’ascolto dei primi due brani; il brano scorre bene, viene eseguito coerentemente con la versione originale e quindi ne scaturisce un’interpretazione più che dignitosa. “Colgo una lacrima” è uno dei due pezzi migliori dell’album, finalmente la linea melodica scorre fluida ed è molto convincente l’interpretazione che va a rendere omaggio anche ad un buon testo, il tutto sfoderando una dimensione, qui si, molto cantautorale. Interessante “Italia turrita”, canzone a sfondo sociale che non sconfina mai nella propaganda politica, ma non risparmia neppure l’amarezza di un tratteggio critico. “Scrivilo sul mare” è un pezzo che ha un buon andamento, piacevole all’ascolto, ma probabilmente senza grosse ambizioni. Anche se il cosiddetto “brano transitorio” del cd è quello successivo, “Nicaragua”, (definiamo di norma “brano transitorio” il pezzo meno convincente di un album, quello un po’ buttato lì che quasi sempre c’è in una raccolta). “Nicaragua” vorrebbe essere un brano scanzonato, divertente, ma è evidente che non è nelle corde di Stefano Bruno, che non riesce dare a questa canzone la giusta verve. E si va a chiudere invece con l’altro bel pezzo di questo progetto, “Amico mio”, che mette insieme un bel “carico” di positività, nell’esecuzione, ma anche nella precedente scrittura di un buon testo. Peccato che gli arrangiamenti non siano sulla stessa lunghezza d’onda; concepiti in modo diverso, con maggiore profondità, avrebbero reso ancor più interessante la canzone che avrebbe potuto diventare la migliore dell’album. Non si può comunque dir male di questo lavoro che mette in campo buone intenzioni, la potenzialità di un cantautore che, probabilmente, dovrebbe fare più il cantautore a tutto tondo ed un progetto complessivo che dopo un avvio affannoso, nell’insieme, qualcosa di buono lo lascia. Per essere un debut album, non male.