CECILIA SE LA CAVA CON UN PUNTO INTERROGATIVO

E’ di recentissima pubblicazione il nuovo Ep di Cecilia curiosamente intitolato “?”. Sono cinque tracce che raccolgono un paio di brani già proposti come singoli e che, tutte insieme, vanno a comporre un piccolo percorso musicale, sufficiente però a definire la cifra artistica che con questo progetto debutta in una dimensione più ampia.  La prima sensazione all’ascolto è quella di avere a che fare con un fragile cristallo, tanto la voce di Cecilia pare delicata e, a tratti, sensuale. Ci mette del R&B, del rap, del pop, ma lo fa sempre senza troppi accenti.

S’inizia con “Monterey”, brano in cui la voce di Cecilia pare sempre prossima ad essere prevaricata dalle sonorità, in un contesto dal buon andamento e discreti arrangiamenti. “Karma” sfodera la dimensione rap dell’artista, anche se tutto avviene con molta discrezione, come si conviene ad una voce che spesso va poco oltre il sussurro; il brano è comunque ben srutturato ed il ritornello “arriva”. “Baltico” è invece una canzone che “arriva” molto meno e che, anzi, stenta a decollare, decisamente meno fruibile delle prime due ascoltate nonostante abbia sonorità ampie, ma poco incisive. “Blu” ha un suo dinamismo anche se non riserva nulla di sorprendente, piacevole musicalmente, come piacevole nella sua costante delicatezza è la voce. Ma è in “Coltrane” che Cecilia mette in campo una vocalità più decisa, più autorevole, andando a coniugarla con una dimensione musicale più interessante sino a convincermi che probabilmente è proprio questo il brano più riuscito del progetto. Per un Ep che sceglie come titolo un punto interrogativo e che con questo simbolo vuole sottintendere un mondo in cui gli interrogativi sono molti e sono costanti, si può dire che il risultato è nell’insieme piacevole. Cecilia sa modulare la sua voce adattandola alle situazioni che vuole farci vivere, giustissima la scelta di raccogliere tutto questo in un Ep, poichè un album con più canzoni avrebbe rischiato di fare apparire il tutto monocorde e un poco dispersivo. Un lavoro insomma che merita un’ampia sufficienza, anche se non brilla per personalità ed originalità.

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