IL ROCK DEI MONOLITH

“Even More” è il titolo dell’album dei Monolith, formazione che propone nove tracce di controverso rock. Perchè controverso? Perchè se su di un fronte il loro può apparire, soprattutto nei primi brani, un rock di maniera, con qualche spruzzata qua e là di effetti neppure troppo speciali (ma quanto uso ed abuso di echi viene fatto per sottolineare la voce di Andrea Marzoli in questo album!), in altre circostanze si coglie chiaramente una cifra diversa, più personale.

E quel che è buffo è che la si coglie proprio in quesi brani che potremmo definire…di transizione (“Intro” o la stessa “Kind of Love”, banalmente semplice e un po’ scontata, ma altrettanto banalmente piacevole poiché è rock allo stato pure, senza artifici). Emerge poi in “Untitled” la dinamica batteria di Riccardo Cocetti, le cui percussioni punteggiano qua e là anche altri brani, facendosi notare con discrezione. Non è invece entusiasmante il brano che titola l’intero progetto, “Even More” mentre il meglio del cd, a nostro avviso, è proprio l’ultima traccia, quell’ “Orange Moon” che attenua la ruvidità un po’ gratuita di altri brani e racchiude un bellissimo “giro” di basso di Enrico Busi.srebbe per altro ingeneroso dimenticare il chitarrista Massimiliano Codeluppi, presenza stabile e spesso “di peso” nell’intero lavoro. In conclusione, non si potrà certo parlare di un album memorabile, ma vi sono alcune buone intuizioni, qualche ingenuità (gli echi troppo ripetuti che non potrebbero in alcun caso rappresentare una cifra distintiva visto l’uso anche remoto che ne hanno fatto in molti), qualche buona prova di “confidenza” con i rispettivi strumenti. Buone cose sparse insomma, che faticano a farsi largo in un mondo rock oggi più che mai troppo popolato.

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