MALECHEFAREI: NOVE TRACCE E UN CANTAUTORE

Malechefarei è il nome d’arte del cantautore bolognese Michele Maccaferri ed è anche il titolo del suo primo album. Nove tracce interessanti, pur con qualche chiaroscuro, scritte per raccontare la fine di un amore attraverso le sue varie fasi. Ma il percorso artistico di Michele non parte con la musica, ma con una macchiuna fotografica a tracolla, dopo il liceo e dopo l’abbandono dell’Università a soli tre esami dalla laurea.

Tra il 2012 ed il 2015 il nostro viaggia in lungo e in largo in Sud America con un Wolkswagen Combi. Torna ricco di esperienza e di materiale fotografico ma….anche con la consapevolezza che la sua vera dimensione artistica sta nella musica. “Malechefarei” si apre con un brano intitolat0 “Sangue nelle vene” che va via liscio, appare caratterizzato da una struttura abbastanza tradizionale, la voce di Michele, nel ritornello, paga dazio ad una musica troppo invasiva, il finale non è gran che per un eccesso di ripetitività. Andiamo subito meglio con “Semplice e nuda realtà” che si presenta con arrangiamenti molto interessanti ed anche con un buon testo; nei toni bassi, come già si rileva nel brano precedente, la voce di Michele non risulta molto microfonica, ma troverà nei brani successivi un assestamento più convincente; nel finale del brano compare per la prima volta un tromba che ritroveremo piacevolmente. “Senza di te” ha qualche pretesa rock, ma il brano strada facendo risulta abbastanza scontato e poi…“senza di te ye ye ye…”, anche no. “Come mi vuoi tu” consente di cogliere un timbro vocale di Michele assai più interessante, la canzone è fruibile e presenta un bell’insieme strumentale nel quale la batteria trova ampio respiro per una chiusura assolutamente piacevole. “Via di qua” è una canzone dal taglio decisamente cantautorale e sarebbe anche un buon pezzo, se qualcuno avesse deciso di chiudere la canzone prima  di quel minuto conclusivo di fragore, per altro incoerente con il brano stesso. “Pensa che bel mondo” è il solito brano “interlocutorio” che troviamo quasi in tutti i cd, cioè un brano assolutamente rinunciabile, in questo caso caratterizzato anche da un testo banaluccio. Ma il brano più bello dell’album viene subito dopo e si intitola “Il guardiano del faro”, musicalmente avvincente, con un testo molto bello, immediato, la tromba che torna a rafforzare un arrangiamento che qui regge egregiamente sino alla fine, decisamente una canzoe riuscita. “Scordarsi di me” per qualche motivo, forse la cadenza volutamente marcata della voce di Michele, ci ricorda a tratti quella “Serenata ciucatun’a” della buonanima di Gipo Farassino, il brano nonostante i buoni arrangiamenti, fa fatica a decollare. E si va a chiudere con “Altomare”, un brano dalla linea melodica incerta, musicalmente fragile, ma con una seconda parte che prende decisamente quota e finisce con il coinvolgere chi ascolta lasciando un retrogusto piacevole. “Malechefarei” è un lavoro strano, che a tratti desta qualche perplessità, ma in altri frangente risulta invece pregevole nella struttura e nelle intuzioni.  Insomma, ci sono certamente margini di miglioramento, ma la materia prima c’è e ciò rende tutto più possibile.

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