THE YOUNG NOPE UN ALBUM CHE FA DIRE “GULP!”

E’ di recente pubblicazione il nuovo album di The Young Nope intitolato “Gulp!”. Un album decisamente interessante, caratterizzato da dieci tracce dalle quali emerge, brano dopo brano, la ricerca di una musicalità che pare quasi voglia creare un ponte tra passato e presente, senza concedere nulla alla nostalgia fine a sè stessa, ma cercando, al contrario, di coniugare con attenzione suoni che appartengono ad una certa epoca musicale con espressioni più comunemente attuali. Ne scaturisce un progetto che forse non centra il bersaglio con ciascuno dei dieci brani, ma che offre soluzioni spesso sorprendenti e per questo attraenti.

S’inizia con “Calcare”, brano dal buon andamento, voce decisa, biglietto da visita abbastanza eloquente per andare alla scoperta di ciò che seguirà. “Preso blu” infatti, tra cenni che richiamano il rock’n’roll, lascia spazio ad una musicalità molto strutturata, che travolge anche il testo, per poi riservare un finale a sorpresa. “Sei un rolling stone” presenta un arrangiamento molto interessante che diventa ben presto la trave portante dell’intero brano, al di là del cantato che finisce quasi in secondo piano, prima di lasciarci una chitarra molto piacevole per la chiusura. “Cento fiori” si presenta con una ritmica molto aggressiva, suoni più grezzi che confermano la curiosità che suscita in questo album proprio la musicalità al di là di testi che sono molto funzionali alla musica e sostanzialmente poco narrativi. “Chiudo gli occhi”, ancora in pienezza musicale a tratti travolgente, fors’anche troppo, per poi attenuarsi per regalarci una seconda parte del brano di straordinaria bellezza, con un vocalizzo estremamente suggestivo.“Mi piace bere (mi piaci tu)” pone in risalto l’utilizzo di strumenti che appartengono alla storia passata della musica, pur se il giro di accordi è estremamente semplice, ma efficace per una canzoncina veloce e gradevole. “Subliminale” continua a presentare una dimensiobe musicalmente apprezzabile, anche se il brano in sè è poca cosa, con una piacevole chitarra elettrica nel finale; definisco questi brani, presenti quasi in ogni album, “brani transitiori”, cioè rinunciabili nel contesto di un progetto più ampio. “Stare male è uno stato mentale” veleggia decisamente verso dimensioni più rock, a tratti frastornanti e ci ricorda anche quelle atmosfere un po’ underground che per un certo periodo storico del rock complici affiatate. Paradossalmente “Reso fonico”, che con la partecipazione di Axound e Christian Felix mette in gioco le uniche collaborazioni dell’album, è forse il brano meno riuscito (carina la porta che sbatte a fine esecuzione) e si va a chiudere con “Musica per un film”, piacevole brano di appena 2′ e 6″, tutto strumentale che suggella comunque un lavoro complessivamente accattivante. Indubbiamente non manca l’originalità, soprattutto dal punto di vista musicale, mentre per quel che riguarda i testi, sono spesso soverchiati proprio dalla pienezza musicale che rappresenta l’elemento trainante del progetto. Vien voglia di riascoltare più di un brano, proprio per l’originalità esecutiva e questo è certamente il miglior segnale che testimonia un lavoro che, pur con un paio di cedimenti, ha comunque molto da offrire.

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