“CONTROLLED FILTH” IL NUOVO ALBUM DEGLI UNDER THE BED

“Controlled Filth” è il titolo del nuovo album della rock band alternative toscana Under The Bed in circuitazione da qualche tempo. Si tratta di un progetto caratterizzato da cinque tracce, musicalmente impegnative, ma poco identificative per chi ascolta. Quello degli Under The Bed è un rock dalle sonorità non troppo pulite, con frequenti occbiate rivolte al metal (l’ultima traccia, soprattutto nella sua parte finale, ne è palese testimone), con qualche tentativo di sperimentazione, per altro assai labile, ma soprattutto privo di una cifra che ne caratterizzi il percorso artistico.

Cominciamo con “Threshold”, un pezzo che di fatto ne contiene tre: l’apertura, in realtà molto promettente, una parte centrale che parrebbe ancora reggere l’avvio per poi sfociare in una seconda parte che probabilmente è la dimensione più voluta, cioè quella di un rock un po’ confuso, simile a molto altro rock già ascoltato. “Slouch Off” è un brano di rock puro, senza fraintendimenti, molto dinamico e che a tratti comincia a guardare al metal, anche se a quello meno “aggressivo”, senza convincere del tutto.  “#3 Blew My Mind” è un pezzo molto scandito che conferma quando sin qui ascoltato, cioè una dimensione rock che di sperimentale ha ben poco, un po’ isterica, con scarsa personalità. “Rabid” ha una particolarità nella parte centrale del brano, con un piacevole quanto breve connubio tra voce e chitarra, messo lì come per dire…guarda un po’ cosa sappiamo anche fare…. prima del consueto catasclisma di note. E siamo alla fine, con un pezzo che si annuncia minacciosamente di ua durata superiore ai sette minuti, ma che sostanzialmente non cambia nulla rispetto a quanto ascoltato sino a quel momento; si rinnova un certo senso di confusione, i suoni sono sicuramente grezzi, ma in tanta pienezza musicale e vocale non si percepisce un decollo; anche in questo caso, circa a metà ci si imbatte in un bell’intermezzo, interessante nell’esecuzione ed anche nell’arrangiamento, ma troppo presto si torna alla struttura tipica di questo album, che non è troppo diverso dai tantissimi altri album di band che fanno rock e che risentono di quella mancanza di una marcia in più, quella che conferirebbe più personalità, più originalità e quindi anche maggiore potenzialità per un ascolto meno scontato. Probabilmente la materia prima c’è, ma c’è anche molto da lavorare, non tanto per quel che riguarda la manualità strumentale, ma sul piano delle idee.

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