E’di recente pubblicazione “Amoreamaro”, il nuovo album di Maria Mazzotta a lungo rimasta nelle classifiche internazionalu di “World Music”. Il disco è caratterizzato da dieci brani, due dei quali inediti, ed è una lunga galoppata tra le emozioni che l’amore può suscitare. Alcune di queste canzoni sono state portare al successo da grande protagonisti della storia della canzone italiana tra i quali Domenico Modugno, Gabriella Ferri e la folksinger siciliana Rosa Balistreri. L’album, pubblicato da Agualoca Records è stato presentato in anteprima alla Fiera Mediterrania de Manresa (Spagna). Abbiamo incontrato Maria Mazzotta mentre il suo lavoro sta circuitando nel mondo. E molto successo sta ottenendo anche il videoclip che accompagna il progetto e che reca la firma di Balto.
La musica folk dovrebbe essere uno dei legami più stretti tra il presente ed il passato che racchiude la cultura, la tradizione, la storia di un territorio. Quanto è fondamentale la ricerca per far sì che la dimensione folk possa realmente essere testimone di un’epoca e di un mondo?
Per prima cosa tengo a precisare a cosa mi riferisco parlando di musica folk, che preferisco definire musica tradizionale. Spesso è una musica i cui autori non si conoscono (sono ignoti), tramandata oralmente quindi soggetta alle rivisitazioni e reinterpretazioni personali e soggettive da parte dell’esecutore. É, soprattutto, una musica legata ad una funzione e non all’estetica. Quello che noi facciamo, salendo su un palco, é una riproposta della musica tradizionale, in quanto la funzione originaria è quasi del tutto assente. Per questo motivo la ricerca e la contestualizzazione sono, per me, molto importanti, o addirittura fondamentali. Nella riesecuzione di un brano bisogna tener conto della sua funzione e contestualizzarla per provare ad esprimere la stessa emozione, seppur in epoca e contesto differenti.
Essere interpreti di musica tradizionale significa rinunciare ad un’immagine artistica forse più facile e più remunerativa? E, in caso affermativo, che cosa l’ha spinta ad accostarsi alla dimensione tradizionale?
Non so se accostarsi alla musica folk sia più o meno facile e remunerativo rispetto ad altri generi. Da quando ho iniziato ad esibirmi sui palchi non ho mai avuto alcun dubbio sul genere musicale che avrei voluto rappresentare, sebbene amassi diversi generi musicali e avessi già intrapreso lo studio della musica classica. La musica tradizionale, per me, rispecchia la cultura, gli usi e costumi di un popolo, spesso coinvolge i partecipanti rendendoli attivi esecutori e non passivi ascoltatori; è condivisione e autenticità, per questo amo riproporla, mi fa sentire libera e vera.
Ogni Paese ha intuibilmente tradizioni e culture che vanno a costituire i repertori che sono patrimoni di tante comunità. Come si colloca oggi l’Italia al cospetto di altri Paesi secondo l’esperienza internazionale che lei sta vivendo?
Per quello che è la mia esperienza, l’Italia è considerata una terra ricca di arte, cultura e tradizioni. In tutti i luoghi, parlando col pubblico dopo i miei concerti, ho riscontrato grande interesse e curiosità per la storia e la cultura del popolo italiano.
Al di là delle classifiche, che le rendono giustamente merito, oggi quanto è difficile diffondere una dimensione musicale che è quasi sempre estranea ai circuiti televisivi e ai grandi eventi di piazza?
Non saprei rispondere alla domanda, posso dire però che quando ci si addentra nella ricerca delle tradizioni musicali si riscontrano moltissime cose comuni ad altre culture, a volte anche apparentemente lontane. la musica tradizionale ha il potere di abbattere confini e barriere, di avvicinarci e renderci più simili.
E’ vero che chi si dedica seriamente al genere folk, finisce con l’addentrarsi in un mondo parallelo che ne acquisisce linguaggi, colori, atmosfere e financo, per quanto possibile, stili di vita?
Credo che il processo sia contrario, ci si dedica alla musica folk quando si riconoscono i linguaggi colori, atmosfere e persino stili di vita, contestualizzandoli poi col mondo attuale. Dobbiamo essere consapevoli che la musica, in maniera inconscia, ci aiuta a ritrovare un equilibro emotivo, ci dà la carica per attivarci quando vogliamo essere più energici, ci dà la tristezza per piangere quando vogliamo sentirci più leggeri. Quando le frequenze, le vibrazioni di un determinato genere musicale toccano le corde profonde del nostro essere facendole vibrare, allora apparteniamo a quel mondo parallelo e in maniera naturale, senza alcuna forzatura, riconosciamo e ne approfondiamo i codici.